Come usare i sistemi di incentivazione per la sicurezza dei lavoratori

Come usare i sistemi di incentivazione per la sicurezza dei lavoratori Come adoperarli, quali comportamenti incentivare e quali sono le condizioni perché funzionino veramente, come stimolo e come tutela

I sistemi di incentivazione per la sicurezza dei lavoratori dimostrano l’impegno dell’azienda nell’innalzamento degli standard e, allo stesso tempo, spronano i lavoratori a farsi parte attiva nella gestione della sicurezza. Possono essere rivolti a:

– singoli

– gruppi di lavoratori variamente individuati (ad esempio a chi è coinvolto in attività particolarmente pericolose o a particolari subappaltatori)

– tutti i lavoratori dell’azienda.

Come usare i sistemi di incentivazione per la sicurezza dei lavoratori

Imprese italiane all’estero? Attenti alla sicurezza. Intervista a Federico Olivo

Imprese italiane all’estero? Attenti alla sicurezza. Intervista a Federico Olivo

Fondatore e amministratore delegato di Vistra, Olivo assiste imprese italiane nella gestione degli aspetti di QHSE internazionale. Abbiamo parlato con lui di sicurezza Federico Olivo e Andrea Martini

Conosco da tempo i fondatori di Vistra, Federico Olivo e Andrea Martini. Li ho rincontrati dopo diversi anni fa e sono rimasto impressionato dallo sviluppo che la loro creatura ha avuto nel frattempo. L’Italia sembra vivere del perpetuo dualismo tra Milano, capitale degli affari, e Roma, dove l’industria principale è la politica: non è retorica che esiste una provincia prospera perché industriosa. Il nord-est è una di queste, particolarmente affascinante perché è ancora vivo il retaggio di apertura all’esterno, la prospettiva cosmopolita che fu prima della Repubblica di Venezia e poi dell’Impero Absburgico. Come tante altre aziende italiane, anche questa azienda negli anni della crisi si è rivolta all’estero.

Imprese italiane all’estero? Attenti alla sicurezza. Intervista a Federico Olivo

Committenti stranieri in Italia? Safety first, ma sul serio. Intervista a Luca Mangiapane

Committenti stranieri in Italia? Safety first, ma sul serio. Intervista a Luca Mangiapane

Ingegnere che da anni lavora nel settore HSE, Mangiapane ci racconta problematiche e tranelli della sicurezza sul lavoro in presenza di committenti stranieri attivi sul suolo italiano Luca Mangiapane è un professionista di sicurezza e ambiente, che da anni collabora con imprese straniere che hanno i propri stabilimenti produttivi in Italia.

Ingegner Mangiapane, quali sono i paesi di origine delle organizzazioni con le quali lavora e trova che il loro approccio a sicurezza e ambiente sia differente da quello delle omologhe imprese italiane? Le organizzazioni “straniere” con cui collaboro ormai da diversi anni sono delle multinazionali operanti nel settore dell’energia, dell’alimentare e del farmaceutico che nel loro approccio alla sicurezza fanno riferimento ad esperienze proprie dei loro paesi di origine e cioè al mondo anglosassone. Però lo stesso tipo di approccio alla sicurezza sul lavoro lo sto riscontrando anche in una multinazionale del farmaceutico italiana. L’approccio di questi miei clienti è particolare, perché quando dicono “la sicurezza prima di tutto” è proprio così: la sicurezza inizia dal progetto dove gli specialisti della sicurezza sul lavoro e del cantiere affiancano da subito i progettisti perché la sicurezza del lavoro inizia dal progetto (safety by design), per poi proseguire in ogni fase del progetto perché la sicurezza dei lavoratori e la tutela ambientale sono aspetti fondamentali che non possono essere neppure minimamente trascurati. La politica della sicurezza di uno dei miei clienti recita: “se un progetto sta rispettando budget e tempistica, ma ha è anche minimamente carente sotto il profilo della sicurezza e dell’ambiente allora è un fallimento”. Se è necessario fermare i lavori, per mancanza di sicurezza, non esistono considerazioni che possano scavalcare questa decisione. Io seguo alcuni loro importanti cantieri come coordinatore per la sicurezza, ed ho un rapporto molto positivo perché loro hanno grande considerazione per questo ruolo. Quello che si chiede è che, a fronte di segnali anche molto deboli, occorre subito dare una risposta forte per tenere sotto controllo la situazione. Un altro aspetto rilevante è la proceduralizzazione: non c’è spazio per l’improvvisazione, tutto deve essere valutato e proceduralizzato. Tutto parte dalla analisi e valutazione dei rischi.

Committenti stranieri in Italia? Safety first, ma sul serio. Intervista a Luca Mangiapane

Sorveglianza sanitaria: parliamone

Sorveglianza sanitaria: parliamone Il protocollo sanitario non è un semplice adempimento di legge, ma assume un ruolo determinante per la gestione della salute dei lavoratori. Ecco perché un termine è fondamentale: collaborazione

La sorveglianza sanitaria è un’attività prevista dalla legge. Il decreto legislativo n. 81/2008, al Titolo I, Capo III, Sezione V, ne definisce i contenuti, anche se importanti spunti sono contenuti qua e là nello stesso Testo Unico, per non dire delle attività che possono essere considerate ad essa riferibili, come ad esempio quelle previste dal Decreto Legislativo n. 151/2001, Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità. Il Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, Regolamento UE 2016/679 pone rilevanti condizioni alla gestione delle informazioni sulla sorveglianza sanitaria: i «dati relativi alla salute» sono garantiti da pesanti tutele.

Sorveglianza sanitaria: parliamone

HSE, cambiare mentalità per sfidare i mercati: intervista a Michele Andreano

HSE, cambiare mentalità per sfidare i mercati: intervista a Michele Andreano Penalista di lunga esperienza nel settore dell’organizzazione delle aziende, l’avvocato Andreano riflette con noi sulle nuove sfide in materia di ambiente e sicurezza

La gestione delle tematiche relative a sicurezza e ambiente all’interno di grandi organizzazioni, è necessariamente una sintesi di diverse discipline: la sicurezza e gli infortuni sul lavoro, i reati ambientali sono uno spettro per qualsiasi dirigente, manager o delegato di funzioni per le sanzioni amministrative e penali previste.

Qualche anno fa ho avuto modo di incontrare l’avvocato Michele Andreano, penalista anconetano di nascita ma ormai romano per professione, capofila dell’omonima società di professionisti con sede a Roma e filiali a Milano, Napoli e Ancona, oltre ad una fittissima rete internazionale costruita “seguendo le aziende per il mondo”. Ho sentito l’avvocato Andreano per porgli qualche domanda.

HSE, cambiare mentalità per sfidare i mercati: intervista a Michele Andreano

Ragazzini thailandesi: sei lezioni da imparare per chi fa sicurezza (ma non solo)

Ragazzini thailandesi: sei lezioni da imparare per chi fa sicurezza (ma non solo)

La vicenda della squadra di calcio intrappolata in una grotta ed evacuata dopo moltissimi sforzi ha tanto da insegnarci, dentro e fuori la nostra professione. Ecco perché.

Il 23 giugno i dodici giovani componenti della squadra di calcio dei cinghiali selvaggi ed il loro allenatore non rientrano a casa dopo una gita in un gruppo di caverne naturali nel nord della Thailandia. I ragazzi vengono ritrovati solo il 2 luglio: sono rimasti intrappolati in una grotta a circa 4 chilometri dall’esterno a causa della risalita delle acque provocate dalle piogge torrenziali tipiche dell’area e della stagione, che ha reso impraticabile l’uscita. La notizia fa il giro del mondo e ben presto l’attenzione dei media si concentra su quanto sta avvenendo nel nord della Thailandia. Dopo giorni di tensione e di lavoro febbrile, nella serata del 10 luglio il cessato allarme: i ragazzi, l’allenatore e i sub speleologi che li hanno assistiti ed aiutati nell’evacuazione sono fuori pericolo. Ora che la vicenda è finita (quasi) bene, perché comunque un volontario è morto durante i lavori che hanno preparato il salvataggio dei ragazzi, e che l’emozione del momento si è calmata, forse possiamo ricavare da quanto è successo qualche lezione che si possa anche applicare alla professione. Non tanto lezioni sulla tecnica impiegata: tutto sommato questo aspetto non è stato particolarmente interessante, almeno per gli addetti ai lavori. Gli ambienti lavorativi possono essere molto più ostili e difficili, ma quanto una lezione umana e di vita.

Ragazzini thailandesi: sei lezioni da imparare per chi fa sicurezza (ma non solo)

Coordinamento per la sicurezza nel cantiere: nove cose da evitare

Coordinamento per la sicurezza nel cantiere: nove cose da evitare Dal linguaggio sbagliato alla documentazione non richiesta, da subaffidamenti spericolati a team di lavoro non idonei: una lista di ‘cattive pratiche’ per il coordinatore della sicurezza nei cantieri

Manuali e articoli sulla stampa specializzata normalmente descrivono i comportamenti che devono essere tenuti nello svolgimento delle attività professionali. Il recepimento in Italia della direttiva europea 92/57/CE sul coordinamento della sicurezza nei cantieri temporanei e mobili, con la sua concreta applicazione, hanno visto in questi anni il fiorire di una serie di “bad practices”, di cui siamo ancora ben lungi non solo da liberarci, ma da riconoscere come tali. L’analisi dei problemi che si verificano durante il coordinamento per la sicurezza nel cantiere L’idea di questo articolo è quella raccogliere gli esempi più frequenti ed analizzare i problemi che essi possono creare durante il coordinamento per la sicurezza nel cantiere e che possono essere di gran lunga più impegnativi di quelli che possono risolvere. Il motivo principale di questi comportamenti è dovuto al fatto che il concetto di “piano” era largamente non esplorato all’interno della categoria dei tecnici che si sono trovati ad applicare la norma. “Piano” presuppone un articolazione di intenti in un periodo temporale. I tecnici italiani erano più adusi al concetto di “progetto”, che presuppone la manipolazione di quantità materiali. E così il piano della sicurezza, da insieme di regole e di informazioni, si è trasformato in un “progetto della sicurezza”, con forniture di materiali oggettivamente riscontrabili, e pagabili: i famigerati oneri della sicurezza che il mondo ci invidia.

Coordinamento per la sicurezza nel cantiere: nove cose da evitare

Oneri della sicurezza nei cantieri temporanei e mobili: normativa, stima, consigli

Oneri della sicurezza nei cantieri temporanei e mobili: normativa, stima, consigli Dal Testo Unico al calcolo standard, dalla formazione dei prezzi alla prescrizione: consigli e riflessioni sulla quantificazione degli oneri di sicurezza

Questo approfondimento sugli oneri della sicurezza è un estratto dall’ultimo numero di ISL – Igiene e Sicurezza sul lavoro, la storica rivista edita da Wolters Kluwer dedicata alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Scarica qui un numero omaggio e verifica le offerte a disposizione

La locuzione “oneri della sicurezza” è inevitabilmente fuorviante: suggerisce infatti che riguardi tutte le spese che vengono sostenute per la sicurezza in cantiere e, per questo, è stata alla base di riserve che hanno millantato un principio di integrale corresponsione degli oneri della sicurezza, di cui non vi è traccia nella Direttiva come nella norma italiana. Meglio era la definizione contenuta nel D.P.R. n. 222/2003, che parlava di valutazione, in relazione alla tipologia dei lavori, delle spese prevedibili per l’attuazione dei singoli elementi del piano, che individuava fin dal titolo la necessità di computare nient’altro che le prescrizioni previste dal PSC.

Oneri della sicurezza nei cantieri temporanei e mobili: normativa, stima, consigli