Attività lavorative in climi estremi

Il corpo umano è progettato per funzionare al meglio in un ristretto intervallo di temperatura (e di umidità). Oltre ai limiti di questo intervallo, le sue prestazioni degradano rapidamente, arrivando a metterne a repentaglio il funzionamento stesso. Una esposizione prolungata a temperature e umidità elevate può provocare disturbi che vanno in crescendo da crampi, svenimenti, edemi – che sono l’esito della vasodilatazione prolungata causata dalle alte temperature, all’origine di fenomeni di ritenzione di liquidi negli arti inferiori – fino ad arrivare alla congestione, al colpo di calore, alla disidratazione e alla morte.

L’esposizione a basse temperature è già molto provante per l’organismo per conto suo, per il motivo che questo è chiamato a incrementare i suoi processi, il metabolismo, allo scopo di produrre un surplus di calore con il quale bilanciare quello disperso nell’ambiente. In più i capi di vestiario e gli scarponi pesanti che è necessario indossare in queste situazioni, costringono il lavoratore ad uno sforzo extra, magari amplificato dalla necessità di muoversi nella neve.

I lavoratori esposti a basse temperature possono incorrere a vari disturbi agli arti, che possono essere la perdita di sensibilità, le malattie croniche di origine reumatica, i raffreddamenti delle vie respiratorie, problemi alle vie urinarie o al sistema nervoso e circolatorio periferico, fino ai geloni, che sono lesioni localizzate e reversibili dei tessuti molli, che consistono in dolorose infiammazioni dei piccoli vasi sanguigni della pelle.

Leggi l’articolo attività lavorative in climi estremi su Igiene & Sicurezza del Lavoro numero 4/2021