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Il Ministero della salute ha pubblicato il Piano nazionale della prevenzione 2021-2025, il documento che intende definire i programmi per le attività che l’Amministrazione svilupperà in questo periodo. In Italia il Servizio Sanitario è nazionale. L’articolazione amministrativa del nostro paese, però, è tale per cui esiste un’amministrazione centrale, il Ministero della salute, che stabilisce i programmi che saranno però sviluppati dalle amministrazioni regionali. Il documento, quindi, non è immediatamente operativo, ma rimanda necessariamente alla produzione di ventuno piani territoriali – da diciannove regioni e due province autonome – in cui dovrebbero essere articolate le azioni specifiche. Questa condizione continua ad essere la causa di disparità tra i servizi di cui i cittadini possono godere a seconda del loro luogo di residenza, e per questo motivo questo PNP afferma di avere definito, tra l’altro, criteri più rigidi che in passato, per l’individuazione e la rendicontazione degli indicatori.
Tutt’altro modo di fare si può leggere nell’analogo documento preparato dall’Unione Europea: il “Quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027 – Sicurezza e salute sul lavoro in un mondo del lavoro in evoluzione”. Intanto già il titolo è significativo: un piano non è tale se non ne ha i requisiti: “quadro strategico” calzerebbe meglio anche al documento italiano. Si tratta, infatti, per entrambi di documenti che forniscono i principi guida per le azioni operative che dovranno – loro sì – essere pianificate di conseguenza.
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