Il nuovo accordo sulla formazione: un punto di partenza, non un traguardo | ISL

L’obbligo di formazione sulla sicurezza sul lavoro esiste in Italia dal 1994, ma per anni è rimasto privo di contenuti chiari, lasciando spazio a una gestione disomogenea e spesso formale. Solo nel 2011, con il primo Accordo Stato-Regioni, si è cercato di introdurre criteri minimi, colmando un vuoto che il mondo professionale non aveva saputo affrontare da solo. Il nuovo Accordo del 2025 alza leggermente l’asticella, chiedendo maggiore rigore ai soggetti formatori, ma senza imporre obblighi eccessivi. Intanto, altri paesi hanno costruito standard volontari solidi, come IOSH, NEBOSH, VCA e CSCS, dimostrando che la qualità si può raggiungere anche senza norme stringenti.

In Italia, invece, si è spesso preferita la conformità alla qualità, in un sistema dominato da approcci giuridici più che tecnici. Solo l’apertura internazionale ha cominciato a scuotere questa inerzia, portando esempi virtuosi anche da aziende italiane come SAIPEM, che investe milioni nella formazione e ottiene risultati eccellenti. Il vero tema oggi non è se sei ore ogni due anni siano troppe, ma perché non si investa con la stessa intensità nei dirigenti e nelle figure apicali. L’Accordo è un punto di partenza, ma la sicurezza, quella vera, resta una scelta culturale prima che normativa.

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La nuova bozza, questa volta “definitiva” dell’Accordo Stato Regioni sulla formazione | Teknoring

Il confronto tra il Ministero del Lavoro, le Regioni, INAIL, INL e altre parti sociali ha evidenziato rilevanti criticità nella bozza dell’Accordo sulla formazione in materia di salute e sicurezza. Nonostante le obiezioni, il Ministero ha deciso di inviare il documento all’Ufficio legislativo senza raggiungere un accordo tecnico.

Le problematiche principali riguardano la verifica dell’efficacia della formazione, che rimane invariata, e i requisiti per i soggetti formatori, con cambiamenti che non risolvono le criticità precedenti.

Le nuove norme introducono restrizioni, ma non affrontano le questioni fondamentali, e la posticipazione di 24 mesi per la formazione dei datori di lavoro è un ritardo ingiustificato.

In conclusione, l’approccio centrato sulla conformità normativa, piuttosto che sulla responsabilità effettiva, è inefficace e necessita di una revisione radicale per migliorare la sicurezza sul lavoro in Italia.

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