Dodici mesi fa veniva pubblicato il numero speciale di ISL L’emergenza COVID-19 e la ripresa delle attività lavorative in sicurezza, che approfondiva i temi della comunicazione durante la pandemia. Il suo contenuto resta ancora valido, ad un anno di distanza, soprattutto perché evidenzia come i più tra coloro che contribuiscono a formare e indirizzare l’opinione pubblica continuino in questo gioco irresponsabile.
Enti, governi ed organizzazioni hanno fatto del loro meglio per gestire questa condizione in cui ci siamo imbattuti. Chi lo ha fatto così così, chi è riuscito meglio. È la prima volta nelle nostre vite che capita questa condizione e l’informazione a tutti i livelli, secondo la condivisibile definizione che è data dal D.Lgs. 81/2008 Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, ovvero “il complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi…” è stata senz’altro una risorsa nella quale si è investito molto. Sono stati fatti sforzi per raggiungere il pubblico più vasto possibile, declinando sia media che messaggi nelle maniere ritenute più efficaci, perché oltre alle infografiche delle quali in queste pagine abbiamo una campionatura estremamente superficiali, sono state utilizzate tutte le armi disponibili nella panoplia della comunicazione, come video, canzoni, testimonial, libri, convegni, webinar. Occorre però dare conto anche di quello che la teoria dell’informazione chiama “rumore”, che è tutto ciò si frappone tra emittente e destinatario dei una comunicazione, compromettendo la ricezione del messaggio.
Alcuni tra i principali produttori di rumore sono stati i media stessi, giornali e televisioni che, probabilmente spinti più da spirito di competizione che da quello di servizio, spesso hanno alzato i toni e moltiplicato le voci discordanti, facendo confusione. Assieme a questi dobbiamo annoverare altri professionisti della comunicazione: i politici. Così come per alcuni media, questa crisi ha messo a nudo il fatto che il fine della ricerca assoluta del consenso è un valore negativo: utilizzare la pandemia per migliorare il proprio posizionamento tra gli elettori, aumentando la visibilità è stata una scelta scellerata, che ha letteralmente provocato vittime.
E cosa dire di coloro che hanno mostrato la loro ingenua impreparazione alla guida della cosa pubblica? A prescindere dai contenuti degli atti di governo, in un contesto sociale la comunicazione informale che ha origine negli atteggiamenti mostrati dai leader ha grande influenza nei comportamenti adottati dal pubblico: mostrarsi apertamente refrattari alle misure necessarie al contenimento della pandemia, sollevare mille e uno distinguo nei confronti di qualsiasi misura, l’uso della mascherina, il mantenimento delle distanze, anche solo in occasione di riunioni e conferenze stampa, così come quando si viene ripresi circondati da collaboratori, ha fatto passare il messaggio informale che la situazione non è seria e che quindi non è il caso di preoccuparsi delle precauzioni. Un comportamento appena un ette meno grave di quello dei demagoghi…