Oggi voglio consigliarvi di dare un’occhiata a questo video di James MacPherson, della serie Rebranding Safety, letteralmente, cambiamo il marchio della sicurezza. MacPherson sostiene che il percorso tradizionale della formazione della sicurezza è condannato al fallimento (Why the safety profession is doomed to fail), perché non è altro che un insieme di nozioni che produce un tuttofare buono a nulla (jack of all trades and master of none). La sua esperienza, invece, lo ha portato a diventare un facilitatore della comunicazione tra i vari esperti, non essendo lo specialista della sicurezza realmente esperto di alcunché. Lui si considera un avvocato del diavolo professionista, la cui funzione è sfidare gli esperti, portandoli a considerare le conseguenze delle azioni che si possono intraprendere nei luoghi di lavoro.
La sicurezza, dice, ha un enorme potenziale. Per sfruttarlo dobbiamo cambiare radicalmente il modo in cui vediamo le cose: il generico specialista della sicurezza deve essere abolito, e il suo ruolo deve essere ricoperto dal responsabile della produzione. Questo lo si può ottenere solo migliorando la formazione dei ruoli operativi.
Il vero specialista della sicurezza può assumere tre diversi ruoli: esperto delle organizzazioni e della conformità, anche legale, con una profonda conoscenza tecnica dei dettagli legislativi e normativi. L’ingegnere della sicurezza, con competenze di process safety. Infine, l’esperto della cultura della sicurezza, che sia in grado di comprendere le dinamiche, personali e collettive, delle persone che impegnate nel lavoro.
Devo dire che trovo questa riflessione di MacPherson molto condivisibile. Tanto più che il sistema italiano tende inesorabilmente a creare un tecnico ossessionato dall’eventualità di subire la punizione per un crimine, e che intende raggiungere la conformità (l’orrenda espressione a norma), non tanto evitando che il reato – l’infortunio – ma provando a gestire le sue conseguenze, il processo.