Con la fine del mese di marzo si conclude ufficialmente lo stato di emergenza in conseguenza della pandemia, deliberato dal Governo il 31 gennaio 2020. Lo stato di emergenza è uno strumento amministrativo che attribuisce alla Protezione civile il potere di ordinanza, in un numero limitato di argomenti, come ad esempio l’organizzazione e la gestione dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione interessata e il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di rete strategiche. Il 23 febbraio dello stesso anno, il Governo ha inaugurato una modalità di gestione della normativa emergenziale non prevista esplicitamente dall’ordinamento, ma che è diventata rapidamente lo standard cui si sono conformati gli atti successivi, anche quando la composizione di questo è cambiata.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020 conteneva “raccomandazioni” per le attività produttive e professionali, tra cui quella che sosteneva l’applicazione di un documento intitolato “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, un accordo tra associazioni datoriali e sindacali, redatto con la mediazione del Ministro dell’economia, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro della salute. Questo documento, in seguito, ha avuto diverse revisioni, sia a livello nazionale che a livello locale, delle Regioni, e le sue indicazioni sono diventate il riferimento per la definizione delle misure per la prevenzione dal contagio da COVID-19 negli ambienti di lavoro.
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