Episodio 16 | Nuovi scenari di rischio e emergenza climatica

Il cambiamento climatico è ormai una realtà concreta che impatta anche il mondo del lavoro e della sicurezza. Ci aspettavamo rischi noti, come incendi o incidenti, ma oggi dobbiamo fare i conti con eventi diffusi e imprevedibili che arrivano dall’esterno. Ondate di calore, allagamenti, incendi boschivi e blackout non sono più eccezioni, ma fenomeni che incidono su salute, impianti e continuità produttiva. Chi si occupa di sicurezza deve quindi guardare oltre i confini aziendali e integrare il rischio climatico nelle valutazioni e nei piani operativi. Serve aggiornare i documenti, proteggere gli spazi, adattare turni e procedure in modo flessibile.

Anche le persone devono essere coinvolte, formate a riconoscere i segnali e ad agire prima che il pericolo si concretizzi. Non possiamo controllare tutto, ma possiamo prepararci meglio, con azioni semplici e coordinate. La sicurezza diventa così un processo dinamico, fatto di attenzione, adattamento e collaborazione. E anche se non abbiamo sempre il pezzo giusto, con quello che abbiamo possiamo far ripartire il sistema.

Per approfondire questi temi, vi invito ad ascoltare la puntata del podcast di Teknoring di Wolters Kluwer Editore, in collaborazione con Storielibere.fm, dal titolo “Nuovi scenari di rischio e emergenza climatica“.

Episodio 14 | HSE tra rischio e fiducia, quando l’algoritmo decide

È uscita la nuova puntata di «Il rischio è il mio mestiere»!

Si parte con Platone che critica la scrittura, si passa per Umberto Eco accusato di barare col computer, e si arriva a noi, che ci chiediamo se davvero possiamo lasciare la sicurezza dei luoghi di lavoro nelle mani di un algoritmo.

Spoiler: ci sono droni che ti osservano dall’alto, caschi che ti sgridano se sei stanco, e intelligenze artificiali che… sembrano sapere tutto.

Una puntata tra ironia, futuro e qualche dubbio sano. Perché l’AI può anche essere brillante, ma se sbaglia… siamo noi a pagarne le conseguenze.

Ascoltatela su Storielibere.fm o dove volete, ma fatelo prima che lo faccia il vostro wearable.

Episodio 13 | Da HSE manager a HSE manager

Torna a grande richiesta il podcast “Il rischio è il mio mestiere”, il racconto diretto e senza filtri sulla sicurezza sul lavoro, vissuta da chi ogni giorno la affronta davvero.

In questa nuova puntata, la numero 13, non sarò solo: con me c’è Gaspare Galasso, HSE Manager di ASIA Napoli. Insieme parleremo delle sfide quotidiane che affrontiamo come responsabili della sicurezza, tra norme che spesso sembrano scritte per un mondo ideale e una realtà operativa fatta di imprevisti, risorse limitate e compromessi difficili.

Un confronto franco tra professionisti, per capire cosa funziona davvero, come superare la “sicurezza di facciata” e quali strumenti – digitali e non – possono aiutarci a costruire una vera cultura della prevenzione.

📎 Ascolta ora su Teknoring.it o cerca Il rischio è il mio mestiere sulle principali piattaforme podcast.

Episodio 12 | La sicurezza al volante

Se per lavoro utilizzate automobili o altri veicoli privati, la sicurezza alla guida è un aspetto importante della sicurezza sul lavoro. Naturalmente è chiaro che sulla strada non è possibile tenere tutte le situazioni sotto controllo, come si dovrebbe riuscire a fare in fabbrica o in un ufficio. Ma il fatto di non essere in grado di dominare tutti i fattori pericolosi non è un motivo plausibile per evitare di impegnarsi comunque.

E invece, un incidente stradale “sul lavoro” è sempre una fatalità. Il traffico… la strada… Magari è capitato a un corriere che ha la giornata scandita da un algoritmo che organizza le consegne, che corre per recuperare il tempo. O ad un lavoratore che è tutto il giorno che guida per rientrare da una trasferta, e allora spinge sull’acceleratore per rientrare prima che faccia troppo tardi. Ma no. È una fatalità.

Puoi ascoltare l’episodio 12 del podcast “Il rischio è il mio mestiere” sulle principali piattaforme di podcast.

Episodio 11 | Implementare i sistemi di gestione

Ho frequentato un istituto tecnico e le regole della grammatica di gran parte delle materie che ho studiato erano le norme tecniche. Sono gli anni si in cui ci si appassiona alle cose. Qualcuno impara a suonare la chitarra, qualcun altro trova la sua vocazione professionale, magari politica. Alcuni religiosa. A me e ai miei compagni di classe piacevano i motori. Conoscere le norme tecniche ci metteva in grado di compiere quella magia per cui eravamo in grado di realizzare nelle officine della nostra scuola i pezzi speciali che avremmo montato sui nostri motorini: pulegge, ingranaggi. Con l’obiettivo di andare più veloce!

Vi siete mai chiesti perché un bullone M10 realizzato, facciamo, in Brianza, riesce ad avvitarsi perfettamente con un dado M10 prodotto, per dire, a Shangai? È perché il mondo industriale ha deciso di sviluppare regole condivise per i propri prodotti. In Italia abbiamo la UNI, l’ente italiano di normazione, che nasce nel 1921 come “comitato generale per l’unificazione meccanica”, UNIM. Negli stessi anni, per i medesimi obiettivi, ad esempio negli Stati Uniti viene fondata l’ANSI, American National Standards Institute e in Germania la DIN, Deutsches Institut für Normung, istituto tedesco per la standardizzazione, per dire.

Con il tempo gli enti di normazione hanno allargato il loro lavoro dai prodotti alle organizzazioni. Sono nati i sistemi di gestione. Prima con l’obiettivo della qualità, poi con quello di supportare le aziende a proteggere l’ambiente e la sicurezza dei lavoratori.

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Episodio 10 | Una questione di evoluzione: dal RSPP all’HSE manager | Il rischio è il mio mestiere

L’RSPP è quella figura che è entrata nel panorama professionale italiano nel 1994, quando il Decreto legislativo 626 recepì per la prima volta nel nostro paese la direttiva 391 del 1989. La seconda volta è stato nel 2008, quando è stato promulgato l’attuale testo unico, il decreto legislativo 81.

Ultimamente aziende e professionisti vogliono passare dal ruolo di RSPP a quello di HSE manager. Un po’ è a causa della globalizzazione: i rapporti professionali con aziende straniere si sono fatti più fitti e pervasivi. Una volta era semplicemente una questione di import-export, oggi si lavora molto di più fianco a fianco. HSE manager è come viene chiamato lo specialista della salute e sicurezza nella lingua degli affari, l’inglese. Ma è anche per la crescente rilevanza del concetto di sostenibilità: il dato economico positivo è pienamente accettabile solo se è accompagnato da un analogo successo nella tutela dell’ambiente e della comunità in cui si opera.

Puoi ascoltare l’episodio 10 del podcast “Il pericolo è il mio mestiere” su Spotify.

Episodio 9 – I nerd della sicurezza | Il rischio è il mio mestiere

Per molti, la gestione della sicurezza è questione di norme: esiste un sistema di regole che è dato, sono le leggi che si occupano di proteggere i lavoratori, e i problemi sono principalmente provocati dalle violazioni. Basta ricondurre i comportamenti all’interno della legge e il problema è risolto.

In realtà, però, le cose non stanno così. Il modo in cui le regole vengono rispettate o violate, si dice, è un problema di cultura della sicurezza.

Ogni tanto mi piace definirmi un nerd della sicurezza: uno di quei personaggi che si trovano irresistibilmente attratti dai congegni e dai contenuti tecnici. Effettivamente, negli anni delle scuole superiori, con la mia classe all’intervallo uscivamo dalla scuola per andare a vedere i meccanici lavorare in una vicina officina di motociclette. Sotto questo punto di vista, occuparsi di sicurezza è molto appagante: esistono rischi “tecnici” di ogni tipo, devi capire come funzionano i macchinari, come reagiscono le sostanze pericolose. Si lavora con ogni sorta di strumento di misura, dai fonometri alle pompe per il campionamento.

Purtroppo, però tutto questo non è sufficiente: la presenza dell’elemento umano nei processi fa scardinare tutto il meccanismo. E non è sufficiente che chi si occupa di sicurezza impari ad utilizzare nuovi strumenti, ma bisogna cambiare proprio il modo di guardare alle cose.

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Episodio 8 – le gallerie | Il rischio è il mio mestiere

La prima volta che sono entrato in un tunnel per lavoro è stato tanti anni fa. L’azienda per cui lavoravo stava scavando una galleria idraulica in Calabria. Il tunnel era scavato in una roccia che credo fosse granodiorite: un minerale in cui la massa scura è lumeggiata da intrusioni di cristalli di plagioclasio e di quarzo. Sotto la luce artificiale, le pareti della caverna scintillavano come nella miniera dei sette nani.

Poi sono passato a lavorare alle prime gallerie della variante autostradale di valico: grandi tunnel che andavano oltre i tredici metri di diametro, che però facevano molta più paura. L’ammasso in cui venivano scavati non aveva la stessa nobiltà di quello del piccolo tunnel in Calabria, ma era poco più di fango scuro consolidato. La galleria era un buco nero, che assorbiva tutta la luce delle fotoelettriche e si lavorava sempre nella melma fino alle caviglie. Le scarse caratteristiche meccaniche del materiale attraversato rendevano poi necessario adottare tecniche estremamente cautelative nei lavori. Pensateci anche voi: scavare un buco nel fango è molto diverso che farlo nel granito. E diverso, quando ci devi mettere degli uomini dentro, significa pericoloso. Molto.

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Episodio 7 – I sollevamenti | Il rischio è il mio mestiere

I sollevamenti sono tra le operazioni più comuni in cantiere. Non ci sono solo le gru, ma anche le autogrù, i muletti, i sollevatori telescopici. Si solleva per scaricare il camion che porta le attrezzature o i materiali, per issarli ai piani o per calarli negli scavi. Le operazioni con le gru attirano sempre gli sguardi: anche chi passeggia per strada e vede una gru di un cantiere alzare qualcosa, si ferma per guardare volare nell’aria un cassone, un gruppo elettrogeno. Spesso con la bocca aperta per la meraviglia, come un bambino.

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Episodio 6 – Alle origini del PNRR: dai concetti alla pratica della sostenibilità | Il rischio è il mio mestiere

La costruzione di una grande opera infrastrutturale implica che una valanga di denaro si riverserà sul territorio in cui si svilupperanno i cantieri. Tanto andrà alle grandi imprese esecutrici, che hanno sede magari in un’altra nazione. Ma tanti soldi verranno distribuiti nelle aree dei lavori: gli operai e i tecnici non solo devono essere ospitati e sfamati, ma cercheranno anche di replicare una certa vita sociale, incontrandosi dopo il lavoro, passando il loro tempo assieme. E spendendo denaro.

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