I DPI e la loro importanza per la sicurezza sul lavoro | Vistra

I Dispositivi di Protezione Individuale rappresentano l’ultima barriera nella gerarchia dei controlli del rischio, da utilizzare solo quando altre misure di prevenzione non sono sufficienti. Questo modello, sviluppato dal National Safety Council e adottato a livello internazionale, privilegia soluzioni come l’eliminazione del rischio, la sostituzione con alternative meno pericolose e l’adozione di misure ingegneristiche e amministrative prima di ricorrere ai DPI.

La scelta dei DPI deve essere accurata, tenendo conto del tipo di rischio, dell’esposizione e della compatibilità con altre attrezzature, seguendo le direttive del Regolamento (UE) 2016/425. Un utilizzo scorretto o una manutenzione inadeguata possono compromettere la sicurezza, rendendo necessaria una formazione specifica e un monitoraggio costante. Per i DPI di Categoria III, destinati a proteggere da rischi mortali, è obbligatorio un addestramento certificato e ispezioni professionali periodiche. Infine, una cultura della sicurezza ben radicata è essenziale per garantire che i DPI siano utilizzati in modo efficace e integrati in una strategia complessiva di protezione dei lavoratori.

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Verifica dei DPI: monitorare e gestire l’equipaggiamento di sicurezza | Simpledo

Garantire un’efficace gestione dei dispositivi di protezione individuale è una priorità per assicurare la salute e la sicurezza sul lavoro, richiedendo strategie mirate e un monitoraggio continuo. La selezione dei DPI deve essere accurata, basata su valutazioni precise dei rischi e sulla conformità a standard riconosciuti, con particolare attenzione alla praticità e al comfort per gli utilizzatori. Le tecnologie digitali, come software dedicati, QR code e RFID, migliorano il monitoraggio dei DPI facilitandone distribuzione, manutenzione e tracciabilità, pur nel rispetto della privacy.

Soprattutto per i DPI di Categoria III, è fondamentale una manutenzione periodica approfondita e un addestramento pratico specifico, supportato da esercitazioni documentate e certificate. Le nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale e i sistemi RFID, rappresentano strumenti preziosi per verificare l’effettivo utilizzo dei dispositivi, ma devono essere introdotte con chiarezza e trasparenza, rispettando il diritto alla riservatezza dei lavoratori. Infine, la creazione di una cultura aziendale orientata alla sicurezza permette una gestione più efficace dei DPI, favorendo la collaborazione e la sensibilizzazione dei lavoratori attraverso un coinvolgimento attivo e consapevole.

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I DPI di categoria III: quando utilizzarli e come gestirli | Teknoring

I dispositivi di protezione individuale, abbreviati spesso con la sigla DPI, sono attrezzature progettate per essere indossate dai lavoratori allo scopo di proteggerli dai rischi. I DPI devono essere necessariamente scelti dal datore di lavoro, perché si tratta di un output del processo di valutazione dei rischi, che è sotto la sua esclusiva responsabilità. I singoli DPI devono essere di norma assegnati e destinati ad essere utilizzati da un solo lavoratore, per ovvie questioni igieniche, e devono obbligatoriamente essere forniti dall’azienda, come specifica non solo la legge, ma addirittura una convenzione dell’International Labour Organization, l’ILO, l’agenzia per il lavoro delle Nazioni Unite.

Come regola generale, l’utilizzo di un DPI deve essere sempre accompagnato dall’implementazione di misure di sicurezza che possono essere classificate ad un livello superiore nella gerarchia dei controlli. I DPI di categoria III, però, possono avere delle criticità a questo proposito, perché, per loro natura, gli eventuali controlli più efficaci non sono riusciti a ridurre significativamente il rischio residuo.

Anzi, normalmente, quando è necessario fare ricorso a DPI di categoria III, le misure di prevenzione e protezione adottate preliminarmente, al massimo possono avere raggiunto il risultato di limitare il numero dei lavoratori esposti al pericolo. Si tratta infatti di sbarramenti, ovvero controlli ingegneristici, per segregare le zone pericolose e utilizzare sistemi di segnaletica o procedure e permessi di lavoro – controlli amministrativi – per limitare l’accessibilità di queste aree al personale competente e attrezzato al proposito.

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La gestione dei DPI

I dispositivi di protezione individuale, DPI, sono quelle attrezzature progettate per essere indossate dai lavoratori al fine di proteggerli da uno o più rischi presenti negli ambienti di lavoro, suscettibili di minacciare la loro sicurezza o la loro salute.

A causa del fatto che molti dei DPI utilizzati in cantiere possono essere accessori banali, come scarpe, guanti, elmetti o capi di vestiario, a volte la loro corretta gestione viene trascurata. Questo può essere il sintomo di una più generale impreparazione e incompetenza, che porta a disinteressarsi e a non conoscere le modalità di uso di DPI di utilizzo più complesso, con conseguenze che possono essere tragiche per i lavoratori. I DPI ricadono nella definizione di quelle “misure di prevenzione e protezione” che sono determinate attraverso la valutazione dei rischi, responsabilità del datore di lavoro; la loro scelta deve rispettare i concetti delle misure generali di tutela, quell’insieme di regole che definisce i criteri con cui “attaccare” i pericoli. Il concetto delle misure generali di tutela è che i pericoli devono essere eliminati. Se ciò non è possibile, completamente o parzialmente, l’agente pericoloso deve essere sostituito da un agente meno pericoloso. Il rischio residuo deve essere ancora una volta processato e quanto rimane dell’agente pericoloso deve essere isolato dal lavoratore, con barriere fisiche (cosiddetti controlli ingegneristici). A sua volta, il rischio residuo deve essere gestito cambiando il modo con cui viene eseguito il lavoro: le procedure o controlli amministrativi. Ultimo passo di questo processo, il rischio residuo viene gestito facendo utilizzare DPI ai lavoratori.

Leggi questo articolo sul numero 10/2019 di Igiene & Sicurezza del Lavoro-