Anche la più piccola deviazione mostra che il lavoro reale si sta staccando da ciò che il sistema prevede, e questo vale più della gravità della singola NC. Quando una anomalia ritorna, significa che non è più un episodio ma una prassi alternativa che funziona meglio della procedura scritta. La procedura, così, resta nei documenti mentre il lavoro prende un’altra strada, più rapida e più aderente alle pressioni quotidiane.
L’accumulo di queste piccole deviazioni allinea lentamente i “buchi” delle barriere, rendendo il sistema più fragile senza che nessuno se ne accorga. Per questo serve registrarle con continuità: non per cercare colpe, ma per non perdere il filo di ciò che si ripete. La gravità indica quando intervenire sull’evento, ma la frequenza delle NC minori indica quando il sistema sta iniziando a perdere presa. Se vuoi leggere l’articolo completo su Teknoring, clicca qui.
L’audit diventa utile quando smette di essere un rito amministrativo e inizia a leggere davvero come funziona un’organizzazione, mettendo in relazione ciò che è scritto con ciò che accade ogni giorno. Gli audit di certificazione verificano la presenza del necessario e attestano che il sistema sta in piedi, ma non dicono nulla sulla sua maturità, e proprio per questo non dovrebbero essere scambiati per uno strumento di crescita. Gli audit interni potrebbero essere l’occasione migliore per guardarsi con onestà, ma spesso si trasformano in una manutenzione della routine, fotografando sempre la stessa immagine senza interrogarsi su ciò che potrebbe funzionare meglio.
Quando interviene un professionista capace di interpretare i segnali, collegare i processi e leggere gli scarti, l’audit diventa una lente esterna che aiuta a capire non solo se qualcosa va, ma come potrebbe andare con più fluidità ed equilibrio. Il vero passo avanti nasce da domande che non confermano ciò che già si sa, ma aprono spazi di confronto, coinvolgono le persone e portano alla luce incoerenze, sprechi e opportunità che dall’interno restano invisibili. Se ogni audit racconta sempre la stessa storia impeccabile, non è segno di perfezione ma di un’osservazione troppo superficiale, perché solo chi cerca davvero i movimenti nascosti permette all’organizzazione di crescere e restare viva nel tempo.
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La specifica internazionale IWA 48:2024 propone un nuovo strumento per integrare i principi ESG nei sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro, offrendo una visione che collega sostenibilità e responsabilità sociale. Il documento, pubblicato da ISO e IEC, si fonda su sei principi guida: centralità delle persone, leadership, trasparenza, cultura organizzativa, coinvolgimento attivo e miglioramento continuo, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Pur non essendo certificabile, l’IWA 48 è pensata per accompagnare le imprese nel rafforzare l’allineamento tra performance ESG e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il testo suggerisce un approccio integrato e volontario, utile sia per organizzazioni che già applicano standard come ISO 45001, sia per quelle che vogliono rendere più credibile il proprio impegno sostenibile. L’adozione dei sei principi favorisce la coerenza tra valori dichiarati e pratiche concrete, rendendo più robusta la governance aziendale anche in contesti complessi.
Scopri come i sei principi ESG possono rafforzare davvero la cultura della sicurezza e rendere più credibile l’impegno sostenibile della tua azienda. Leggi l’articolo completo su Teknoring.it.
Nel 2026 usciranno le nuove edizioni delle norme ISO 9001 e ISO 14001, con l’obiettivo dichiarato di adattarle ai cambiamenti sociali e tecnologici in corso. Non ci saranno rivoluzioni, ma una spinta ad approfondire temi già presenti come la sostenibilità, il cambiamento climatico e la digitalizzazione. Si parlerà di economia circolare, resilienza organizzativa, intelligenza artificiale e impatti ambientali lungo la catena del valore.
Le norme evolveranno verso una maggiore integrazione con gli SDGs e con i nuovi standard di sostenibilità, senza perdere l’impostazione basata sul rischio. Le imprese più attente stanno già lavorando su questi temi, anche in assenza di prescrizioni esplicite. Chi aspetta solo l’aggiornamento formale della norma rischia di trovarsi in ritardo, e con un sistema già vecchio.
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Il cambiamento climatico è ormai una realtà concreta che impatta anche il mondo del lavoro e della sicurezza. Ci aspettavamo rischi noti, come incendi o incidenti, ma oggi dobbiamo fare i conti con eventi diffusi e imprevedibili che arrivano dall’esterno. Ondate di calore, allagamenti, incendi boschivi e blackout non sono più eccezioni, ma fenomeni che incidono su salute, impianti e continuità produttiva. Chi si occupa di sicurezza deve quindi guardare oltre i confini aziendali e integrare il rischio climatico nelle valutazioni e nei piani operativi. Serve aggiornare i documenti, proteggere gli spazi, adattare turni e procedure in modo flessibile.
Anche le persone devono essere coinvolte, formate a riconoscere i segnali e ad agire prima che il pericolo si concretizzi. Non possiamo controllare tutto, ma possiamo prepararci meglio, con azioni semplici e coordinate. La sicurezza diventa così un processo dinamico, fatto di attenzione, adattamento e collaborazione. E anche se non abbiamo sempre il pezzo giusto, con quello che abbiamo possiamo far ripartire il sistema.
Per decenni, la devastazione ambientale è stata ignorata, finché eventi come il Grande Smog di Londra e gli incendi del fiume Cuyahoga non hanno reso evidente la fragilità del pianeta. La prima Giornata della Terra del 1970 ha segnato la nascita di una coscienza collettiva, spingendo milioni di persone ad agire e influenzando profondamente le scelte politiche e culturali. Oggi, disastri climatici si susseguono in ogni angolo del mondo, ma le risposte restano lente, frammentarie e troppo spesso subordinate a logiche economiche e politiche di breve termine.
Nonostante le promesse e gli impegni globali, ogni crisi diventa un pretesto per rinviare le azioni necessarie, trasformando l’emergenza in normalità e indebolendo la volontà di cambiamento. La crisi climatica colpisce in modo diseguale, aggravando le ingiustizie sociali e lasciando le persone più vulnerabili esposte alle peggiori conseguenze. Abbiamo conoscenze, tecnologie e strumenti per affrontare questa sfida, ma serve il coraggio di agire ora, senza più illusioni di avere tempo.
Puoi leggere l’articolo Giornata della Terra 2025: dalla prima presa di coscienza al cambiamento climatico, un excursus su Teknoring.
L’Intelligenza Artificiale può migliorare la prevenzione degli infortuni grazie all’analisi predittiva e al monitoraggio in tempo reale di comportamenti e condizioni ambientali. Tecnologie come visione artificiale e sensori permettono di rilevare anomalie e rischi prima che si trasformino in incidenti. L’uso di assistenti virtuali e simulazioni immersive rafforza la preparazione dei lavoratori e riduce il margine di errore umano. Tuttavia, l’affidabilità dei sistemi non è ancora completa e il rischio di falsi allarmi o mancate segnalazioni impone una supervisione costante.
L’integrazione tra IA e competenza umana è essenziale per adattare le strategie di prevenzione alle situazioni reali e alle specificità dei contesti. Per rendere efficace l’adozione dell’IA, è necessario investire sia nella tecnologia che nella formazione continua del personale.
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Negli ultimi anni è cresciuta l’esigenza di certificare le competenze dei professionisti HSE, spinta da una maggiore consapevolezza aziendale e dal confronto con modelli internazionali più avanzati. La norma UNI 11720, introdotta nel 2018 e aggiornata nel 2025, ha cercato di rispondere a questa esigenza definendo profili, competenze e responsabilità dei professionisti. La prima versione è stata però criticata per la sua rigidità e per requisiti poco allineati alle esigenze operative, che la rendevano poco accessibile e poco rappresentativa.
La nuova versione introduce due profili, HSE Specialist e HSE Manager, con un impianto più flessibile e una maggiore attenzione agli aspetti culturali e strategici. Nonostante questi miglioramenti, la struttura resta limitata a due livelli e conserva un’impostazione tecnica che non valorizza pienamente le competenze trasversali. Per essere davvero efficace e competitiva, la certificazione dovrà evolversi ulteriormente, aprendosi a percorsi di crescita più articolati e coerenti con la complessità del ruolo HSE.
Puoi leggere l’articolo UNI 11720:2025, un passo avanti ma la strada è ancora lunga su Teknoring.
L’HSE Manager ha evoluto il suo ruolo da semplice garante della conformità normativa a figura chiave nella gestione strategica aziendale. Nel 1975, alla nascita di AIAS, il panorama della sicurezza sul lavoro era dominato da un approccio reattivo, limitato al controllo e alla supervisione delle attività più rischiose. Le direttive europee degli anni ’90 hanno favorito una maggiore professionalizzazione del settore, spingendo verso una gestione integrata di sicurezza e ambiente.
La globalizzazione e la pandemia di COVID-19 hanno ulteriormente ampliato le responsabilità dell’HSE Manager, includendo salute, benessere e gestione dei rischi globali. La norma UNI 11720 ha fornito un riconoscimento formale alla professione, ma resta ancora vincolata a un approccio normativo piuttosto che proattivo. AIAS, dal 1975 a oggi, continua a essere un punto di riferimento nella diffusione della cultura HSE, sostenendo la professionalizzazione del settore anche nelle realtà aziendali meno strutturate.
Puoi leggere l’articolo 1975-2025, dal controllo alla strategia: l’HSE Manager come figura in trasformazione costante sul numero 33 di AIAS Mag.
Da quando ho iniziato a scrivere, ho notato come certi argomenti tecnici possano riscuotere molta attenzione, soprattutto se inseriti in racconti o riflessioni più ampie. Nel 2024, cinque articoli si sono distinti per numero di letture e condivisioni. Ecco una veloce panoramica, dal primo all’ultimo in classifica.
Aggiornare il PSC (2019) Questo articolo non ne vuole sapere di finire nel dimenticatoio. Da chi si occupa di cantieri a chi è curioso di scoprire i retroscena dei Piani di Sicurezza e Coordinamento, molti lettori continuano a trovare spunti utili in questa sorta di guida pratica. L’interesse deriva dal bisogno di non inciampare nei soliti errori, sia nella preparazione sia nella gestione operativa dei documenti.
Pubblicato il nuovo Accordo Stato-Regioni (2024) Qui ho optato per l’ironia, puntando il dito sul ritardo abissale della revisione dell’Accordo: un tema che ha scandalizzato parecchi colleghi. Nel testo ho dipinto scenari grotteschi, tra annunci mirabolanti e rinvii continui, per sdrammatizzare il malcontento di chi si sente messo alle strette da una burocrazia ballerina. Un grande successo!
Quando chiedere le idoneità alla mansione nei lavori in appalto (2023) In queste righe ho cercato di dare risposte a domande che ricevo spesso: a chi spettano le certificazioni, in quali casi vanno richieste e come non scivolare in pasticci amministrativi. L’intento era di fare chiarezza sui passaggi più delicati, evitando di complicare la vita a chi gestisce appalti e contratti.
L’uomo che cercava gli errori: i modelli di James T. Reason (2021) Ho dedicato questo approfondimento alle ricerche di Reason e alla sua capacità di analizzare i meccanismi che portano agli sbagli. Il concetto chiave è non ridurre tutto a “colpe individuali” ma inquadrare i processi che facilitano certe sviste. Chi segue la psicologia o la sicurezza trova spunti interessanti per potenziare la prevenzione.
Cultura della sicurezza e consapevolezza (2021) Qui affronto l’idea di passare da un insieme di regole scritte a un vero senso di responsabilità condivisa. Ho ricevuto parecchi commenti di lettori che si riconoscono in questa transizione: la sicurezza, se vissuta come un impegno comune e non solo burocratico, diventa più solida e sentita.
Scrivere di sicurezza non significa solo elencare procedure: si possono affrontare norme e linee guida con toni differenti, a volte seri, a volte più ironici. Il 2024 ha mostrato che c’è sempre fame di informazioni e voglia di esplorare gli aspetti quotidiani del lavoro.
Guardando al 2025, ci si aspetta che il nuovo Accordo Stato-Regioni venga finalmente approvato e porti un po’ di chiarezza, soprattutto su temi rimasti in sospeso. Sul fronte degli argomenti forti, molti prevedono un’attenzione crescente agli aspetti psicologici della sicurezza, con l’obiettivo di ridurre errori dovuti a stress e carichi mentali. Non mancherà l’interesse verso le nuove tecnologie e modalità di formazione più flessibili, con richiedono aggiornamenti ripetuti. L’auspicio è di proseguire nel migliorare la consapevolezza di tutti: meno scartoffie inutili, più soluzioni reali. E, magari, un pizzico di leggerezza in più per affrontare le inevitabili sfide.