Interviste nelle indagini sugli infortuni: un approccio professionale | ISL

Le interviste sono fondamentali nelle indagini riguardanti non conformità e infortuni, consentendo l’approfondimento dei dettagli e la validazione delle ipotesi. È essenziale adottare un approccio professionale per assicurare l’affidabilità e la completezza delle informazioni raccolte. L’obiettivo principale è individuare le cause alla radice, evitando di attribuire colpe personali. Un approccio non accusatorio e empatico favorisce la collaborazione e la condivisione di informazioni, promuovendo la prevenzione futura.

Mantenere l’oggettività è fondamentale durante le interviste, richiedendo una preparazione meticolosa, la gestione dei pregiudizi attraverso gruppi di intervistatori e privilegiando le interviste individuali per garantire la qualità e l’imparzialità delle informazioni ottenute. Una pianificazione dettagliata delle interviste è essenziale per condurre indagini professionali su non conformità e infortuni. L’inclusione di un margine temporale nell’agenda aiuta a gestire ritardi e imprevisti, rispettando il tempo delle persone coinvolte. Durante le interviste, è fondamentale adottare un approccio empatico e rispettoso, tenendo conto di fattori come lo stress emotivo e le dinamiche culturali per ottenere informazioni accurate e dettagliate.

Puoi leggere l’articolo Interviste nelle indagini sugli infortuni: un approccio professionale sul numero 4/2024 di Igiene & Sicurezza del Lavoro.

Da valutare a gestire: creare una strategia efficace di gestione del rischio | Lieferkettengesetz: Guida Pratica per le Imprese Italiane nella Cornice della Legge Tedesca sulle Catene di Approvvigionamento (Quaderni del Networkaias)

Spesso, all’interno dei Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR) così come nei Modelli Organizzativi di Gestione e Controllo (MOGC), ci si limita alla mera misurazione dei rischi, chiamandola però valutazione. Si fa riferimento alla tecnica della matrice dei rischi, attribuendo valori ai danni e alle probabilità, si calcolano i punteggi, prestando bene attenzione a rimanere all’interno della zona di accettabilità definita. Questo processo, però, dovrebbe essere seguito per definire le priorità e sviluppare gli strumenti per la gestione dell’azienda.

La matrice dei rischi, se elaborata secondo le linee guida di questo documento, si compone di una griglia 4×4=16, ed è di solito suddivisa in quattro aree distinte. L’estensione di ciascuna area non è definita da regole fisse, ma piuttosto dipende dalle decisioni strategiche dell’azienda e dall’atteggiamento nei confronti del rischio, un concetto che si riferisce all’inclinazione di individui, organizzazioni o qualsiasi entità verso l’assunzione di decisioni o l’adozione di azioni che comportano un certo livello di rischio. La propensione al rischio può variare da individuo a individuo o da organizzazione a organizzazione, ed è influenzata da fattori come la tolleranza al rischio, gli obiettivi, le priorità aziendali e le considerazioni di natura finanziaria.

La regione che raccoglie i punteggi più bassi, concentrata intorno alla casella 1, delinea i rischi che vengono considerati accettabili. Infatti, il punteggio di 1 può essere ottenuto solo quando si valuta un danno con un livello bassissimo (R=1), che ha una probabilità di occorrenza altrettanto bassa (P=1). Questo significa che, secondo l’esperto incaricato di valutare la situazione, nell’ambito industriale di riferimento il rischio non è mai stato sperimentato. Le zone rimanenti sono generalmente suddivise in tre aree. Quelle che circondano il valore 4×4=16, indicando che l’esperto prevede che un danno di gravità molto alta (R=4) sia avvenuto diverse volte nell’industria di riferimento (P=4), rappresentano i rischi considerati inaccettabili così come si presentano, perché destinati a verificarsi spesso, con conseguenze molto negative. Vi sono poi i rischi che possono essere tollerati temporaneamente, ma richiedono un intervento prioritario per quanto riguarda i processi correlati. Infine, ci sono quelli che, anche se accettabili per il momento, devono affrontati in un secondo momento, dopo che saranno stati affrontati ed eliminati i rischi più elevati.

Una valutazione del rischio, però, non è completa se non viene accompagnata dalla descrizione delle scelte strategiche che vengono fatte per la loro gestione. Alcune saranno immediate, altre saranno messe in pista in un secondo tempo, altre ancora successivamente, quelle sui processi a rischio più basso. Per quanto riguarda il contenuto tecnico delle scelte, la gerarchia dei controlli è uno strumento valido anche per la valutazione del rischio strategico, e non solo per quello infortunistico: si tratta di un concetto fondamentale nell’ambito della gestione della salute e sicurezza sul lavoro, nonché in molte altre aree dove è necessario gestire i rischi in modo efficace, e rappresenta un approccio strutturato e sequenziale per affrontare e ridurre i rischi associati a una determinata attività, situazione o ambiente. L’obiettivo principale della gerarchia dei controlli è quello di minimizzare o eliminare il rischio, proteggendo i beni da tutelare, e consiste in un elenco di tipologie di controlli, ordinati per efficacia. Ecco una spiegazione di ciascun livello, applicata alla gestione della catena degli approvvigionamenti:

  • Eliminazione: se la valutazione dei rischi associati alla fornitura di un prodotto specifico rilevasse una probabilità molto elevata di pratiche scorrette o eticamente discutibili, dovrebbe essere preso in considerazione l’abbandono totale di quel prodotto dai processi operativi aziendali.
  • Sostituzione: nel caso in cui la valutazione dei rischi per determinati fornitori mostri un alto rischio di violazioni dei diritti umani e impatti ambientali negativi, dovrebbe essere valutata l’opzione di sostituire questi fornitori con alternative più etiche e responsabili.
  • Controlli ingegneristici: quando si tratta di fornitori che forniscono materiali critici o prodotti sensibili, potrebbe diventare necessario implementare soluzioni tecnologiche avanzate, come sistemi di tracciamento, per garantire la tracciabilità e la sicurezza dei prodotti lungo l’intera catena di approvvigionamento.
  • Misure amministrative: nella valutazione dei fornitori, potrebbero essere introdotte procedure di verifica delle referenze, la richiesta di certificazioni di terze parti o audit periodici per garantire che i fornitori rispettino rigorosi standard di qualità, sicurezza e conformità.
  • Protezione individuale: questa categoria nella gerarchia dei controlli del rischio è difficilmente applicabile quando l’oggetto della valutazione dei rischi è il rischio strategico. Questo perché i DPI sono progettati per affrontare rischi specifici sul posto di lavoro, mentre i rischi strategici coinvolgono questioni complesse legate alla pianificazione aziendale, alle decisioni strategiche e a fattori finanziari e operativi. La gestione dei rischi strategici richiede approcci più ampi e mirati, come la pianificazione strategica, l’analisi finanziaria e l’adeguamento delle politiche aziendali, che non sono affrontati efficacemente dai DPI.

L’idea chiave della gerarchia dei controlli è che si dovrebbero esplorare prima le opzioni ai livelli superiori prima di passare ai livelli inferiori. In altre parole, si dovrebbe cercare di eliminare o ridurre il rischio alla fonte prima di affidarsi a misure di protezione individuale o amministrative: questo approccio aiuta a garantire che vengano adottate le misure più efficaci per prevenire incidenti e danni. L’obiettivo dei controlli del rischio è quello di condurre tutti i potenziali rischi a un livello accettabile, quando possibile, o almeno ridurli al livello più basso praticabile; un processo che mira a garantire che siano gestiti in modo da non costituire una minaccia eccessiva per la sicurezza, la salute o altre priorità aziendali. Affinché ciò avvenga, l’analisi non deve solamente stabilire le misure di controllo da adottare per mitigarli, ma deve anche affrontare il concetto di rischio residuo.

Il rischio residuo rappresenta il livello di rischio che si prevede possa rimanere dopo aver implementato le contromisure identificate. Questo aspetto è fondamentale poiché fornisce una prospettiva realistica e trasparente sulle probabilità di esposizione ai rischi rimanenti, nonostante l’attuazione di tutte le azioni preventive. La valutazione del rischio residuo offre una chiara base per prendere decisioni informate riguardo alla gestione dei rischi: in alcuni casi, potrebbe essere accettabile un certo grado di rischio residuo, considerando le risorse disponibili, le implicazioni finanziarie e altre considerazioni, in altri scenari, potrebbe essere necessario rivalutare le misure di controllo o cercare ulteriori azioni da intraprendere per ridurre ulteriormente il rischio residuo a un livello ancora inferiore.

La revisione periodica della valutazione del rischio è un processo che ha due obiettivi primari. Il primo consiste nell’analizzare se i controlli stabiliti inizialmente hanno raggiunto gli effetti attesi, cioè se hanno ridotto il livello residuo di rischio nella misura prevista. In caso contrario, se il rischio non si è ridotto come previsto, questa situazione potrebbe essere considerata una non-conformità, specialmente all’interno di un sistema di gestione strutturato. In questo contesto, diventa necessario intraprendere un’indagine approfondita per individuare le cause radice di questa deviazione, un processo che mira a stabilire azioni correttive finalizzate al ripristino del corretto funzionamento del sistema. Il secondo obiettivo si concentra sulla revisione completa della valutazione del rischio, partendo dal livello di rischio residuo attuale: un passo che viene intrapreso per concentrarsi su quelle che, in conseguenza della prima definizione dei controlli, sono diventate le priorità più rilevanti, al fine di ridurre ulteriormente il livello di rischio. In pratica, ciò significa che, basandosi sull’esperienza e sulla valutazione delle azioni di mitigazione già implementate, è possibile apportare miglioramenti mirati ed efficaci: una iterazione costante che   costituisce un approccio di miglioramento continuo, in cui la valutazione dei rischi è affinata e adattata nel tempo.

Questo articolo è contenuto nel volume Lieferkettengesetz: Guida Pratica per le Imprese Italiane nella Cornice della Legge Tedesca sulle Catene di Approvvigionamento (Quaderni del Networkaias), che potete acquistare su Amazon o scaricare dal sito di AIAS – Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza (solo i soci).

ISO e il cambiamento climatico: impatti e soluzioni | Teknoring

Recentemente, ISO ha introdotto modifiche ai suoi standard di gestione per affrontare direttamente l’impatto del cambiamento climatico sulle aziende. Questi emendamenti includono la valutazione dell’impatto del cambiamento climatico nelle operazioni aziendali e l’attenzione alle esigenze delle parti interessate in merito al cambiamento climatico. L’obiettivo di queste modifiche è promuovere una gestione più sostenibile e resiliente delle organizzazioni.

La certificazione dei sistemi di gestione sta diventando sempre più diffusa, riflettendo un crescente impegno delle organizzazioni nel migliorare le proprie pratiche aziendali. L’integrazione di queste clausole nei sistemi di gestione offre alle organizzazioni l’opportunità di sviluppare strategie più adattabili e sostenibili per affrontare le sfide del cambiamento climatico.

Puoi leggere l’articolo ISO e il cambiamento climatico: impatti e soluzioni su Teknoring.

Costruire resilienza: sostenibilità e innovazione nell’era post-pandemica | Vistra

La pandemia ha catalizzato cambiamenti aziendali, mettendo in evidenza fragilità nelle catene di approvvigionamento e accelerando la transizione al lavoro remoto e alla digitalizzazione. La sostenibilità, comprendendo aspetti ambientali, sociali ed economici, è diventata fondamentale per garantire stabilità e longevità alle aziende. La resilienza delle catene di approvvigionamento è ora prioritaria per la continuità operativa, con strategie come la diversificazione e la localizzazione delle forniture che diventano essenziali.

L’adozione di pratiche sostenibili non solo protegge l’ambiente, ma offre anche vantaggi economici e operativi tangibili. Le aziende che abbracciano la sostenibilità diventano più competitive, attraggono talenti e costruiscono relazioni solide, promuovendo un vantaggio a lungo termine. Integrare la sostenibilità nella gestione aziendale non solo aiuta a gestire i rischi in modo proattivo, ma favorisce anche la trasparenza e la fiducia delle parti interessate, contribuendo a un futuro sostenibile e prospero.

Puoi leggere l’intero articolo sul sito di Vistra.

Audit HSE: Linee guida e best practices | Vistra

L’audit rappresenta un processo sistematico e documentato, finalizzato a valutare il rispetto dei criteri di riferimento, che sono i requisiti per condurre l’audit. Questo processo delicato implica un’analisi critica della professionalità individuale, richiedendo obiettività e sensibilità verso dinamiche personali e professionali. Per essere un bravo auditor durante l’interazione con le persone coinvolte, è essenziale possedere competenza tecnica, obiettività, comunicazione efficace e integrità.

La preparazione accurata, con la definizione di criteri e obiettivi specifici, fornisce la base per una valutazione oggettiva degli auditor. Lo standard ISO 19011:2018 fornisce linee guida per condurre audit conformi agli standard internazionali, promuovendo pianificazione, indipendenza e raccolta di evidenze oggettive. La professionalità e la sensibilità sono essenziali per condurre audit rispettosi, utili per offrire una visione completa e migliorare l’organizzazione, con la formalizzazione e la pianificazione dell’audit che vanno oltre la mera formalità, costituendo strumenti strategici.

Puoi leggere tutto l’articolo Audit HSE: Linee guida e best practices sul sito di Vistra

Sfide e opportunità delle linee guida UNI/PdR per la formazione a distanza | ISL

Le UNI/PdR sono documenti emessi dall’UNI, l’organizzazione italiana per le norme tecniche, che forniscono linee guida e best practice su tematiche tecniche senza essere vincolanti; la UNI/PdR 149:2023 si concentra sulla formazione in modalità Virtual Classroom System (VCS) per la Sicurezza e Salute sul Lavoro (SSL). Il documento è suddiviso in nove capitoli che coprono introduzione, scopo, riferimenti normativi, termini e definizioni, principi, aspetti organizzativi e gestionali, caratteristiche tecnologiche, protezione dei dati personali, indicazioni operative e responsabilità.

La prassi, sembra limitata nell’affrontare completamente le sfaccettature emergenti dall’ampio utilizzo della VCS, come l’impatto sociale e psicologico dell’apprendimento a distanza e la formazione dei docenti; tuttavia, il documento potrebbe necessitare di ulteriori sviluppi per affrontare completamente le molteplici sfaccettature legate alla VCS.

Puoi leggere l’articolo Sfide e opportunità delle linee guida UNI/PdR per la formazione a distanza sul numero 12/2023 di ISL.

Gli articoli più letti del 2023

Scopri i trend che hanno dominato il 2023 nell’ambito della salute e sicurezza sul lavoro, attraverso l’analisi degli articoli più letti su questo sito.

Classificato al quinto posto tra gli articoli più letti del 2023, “Abolito il Testo Unico sulla Sicurezza!” racconta di un colpo di scena del 1 aprile che ha visto il sottosegretario al lavoro, Felipe Jesus Catenacci, annunciare la cancellazione del Decreto Legislativo 81 del 2008. Il sottosegretario (inesistente) sostiene che questa riforma semplificherà gli oneri per le imprese senza compromettere la sicurezza dei lavoratori, generando reazioni divergenti: le associazioni imprenditoriali applaudono l’atto di coraggio, mentre i sindacati denunciano il pericolo per la vita e la salute dei lavoratori, annunciando una mobilitazione generale.

Al quarto posto tra gli articoli più letti nel 2023 si trova “Cultura della sicurezza e consapevolezza“, pubblicato su ISL numero 5/2021. L’articolo affronta l’importanza della cultura della sicurezza emersa da approfondite indagini su grandi incidenti lavorativi. Definendo la cultura della sicurezza come un patrimonio di sensibilità, competenze e capacità tecniche, si concentra sulla protezione dei lavoratori, la valutazione dei rischi e la padronanza delle soluzioni tecniche per controllare i pericoli, sottolineando la diversità di questi elementi in ambiti profondamente distanti dell’esperienza umana.

Al terzo posto tra gli articoli più letti nel 2023 su ISL numero 6/2021 si trova “L’uomo che cercava gli errori: i modelli di James T. Reason“. Reason, autore del modello del formaggio svizzero, usa una metafora in cui i processi sono rappresentati come fette di formaggio con buchi che simboleggiano errori umani o guasti. L’incidente è latente finché i buchi non si sovrappongono, sottolineando l’importanza della ridondanza nei sistemi di sicurezza. Reason integra la sua tassonomia con il concetto di difesa profonda di John Wreathall, strutturando il modello delle cause di incidente in cinque elementi, tra cui l’organizzazione, le precondizioni e le difese umane, tecniche e organizzative.

Al secondo posto tra gli articoli più letti del 2023 spicca “Quando chiedere le idoneità alla mansione nei lavori in appalto?“, un contributo originale di questo sito. L’articolo esamina la pratica di richiedere certificati di idoneità alla mansione per i lavoratori in appalto, mettendo in evidenza la mancanza di chiarezza tra le aziende in merito. Si evidenzia il rischio legale associato a questa prassi come precauzione per garantire l’idoneità dei lavoratori appaltatori. Il testo si addentra anche nel contesto normativo del GDPR, sottolineando la necessità di trattare con cautela i dati sanitari dei lavoratori. L’autore suggerisce che la raccolta di certificati potrebbe risultare inutile e propone un’alternativa più intelligente: utilizzare le informazioni aggregate sui dati sanitari e di rischio dei lavoratori prodotte annualmente dal Medico competente aziendale. Infine, l’articolo promuove l’adozione di approcci più efficaci nella gestione del rischio, nel rispetto delle tutele già presenti nel sistema di prevenzione.

L’articolo più letto di questo sito nel 2023, confermando il successo del 2022, è “Quando si aggiorna il Piano di sicurezza e coordinamento?” originariamente pubblicato su LinkedIn nel 2019. Esamina la questione dell’aggiornamento del Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) alla luce di una recente sentenza della Corte di Cassazione, delineando la distinzione tra “aggiornare” e “adeguare” il PSC, esplorando le circostanze in cui modifiche al piano sono necessarie. Si enfatizza l’importanza di motivare le modifiche in base a criticità effettive, affrontando le sfide legate alle interferenze lavorative e proponendo misure di sicurezza adeguate per gestire i ritardi. Si incoraggia il CSE a essere proattivo nel gestire inefficienze dell’appaltatore e a non accettare riduzioni delle tutele di sicurezza senza una giustificazione documentata. Infine, si sottolinea il ruolo cruciale del professionista nel superare cliché e nel promuovere, spiegare e diffondere buone pratiche.

Grazie a tutti i lettori per la fiducia accordata nel corso di quest’anno! È stato un piacere condividere informazioni e riflessioni con voi. Vi auguro un sereno finale d’anno e i migliori auguri per il 2024. Continuiamo a esplorare, imparare e condividere! A presto! 🌟

Gli incidenti stupidi e l’importanza di non abbassare mai la guardia | webinar SICURAM

È online la registrazione del webinar dell’8 novembre scorso con SICURAM, dal titolo Gli incidenti stupidi e l’importanza di non abbassare mai la guardia.

Verificare l’efficacia della formazione durante il lavoro | ISL

Questo articolo nasce da una esperienza, fatta in AIAS Academy, nella quale un gruppo formato da Gilberto Crevena, l’autore di queste note e altri, si è domandato come realizzare concretamente il processo di valutazione dell’efficacia della formazione durante la prestazione lavorativa, che si è recentemente affacciato alla cronaca. Sono riconoscente a tutti i colleghi per la profondità dei loro stimoli. Chiaramente errori, omissioni o superficialità sono tutti da attribuire a me.

La necessità di misurare i risultati, per potere regolare lo sforzo in ragione degli obiettivi da raggiungere, non è solo una questione di buonsenso, ma anche un portato dei sistemi di gestione. In un ciclo PDCA, infatti, le attività operative sono tenute sotto controllo attraverso la predisposizione di un sistema di misurazione e di monitoraggio, per consentire di raccogliere dati utili a modificare la pianificazione vari processi, allo scopo di raggiungere gli obiettivi definiti. In sostanza si tiene sotto controllo che l’output delle attività raggiunga i risultati voluti, variando gli input dei vari sottoprocessi e la loro articolazione, che contribuiscono all’esito finale. In un viaggio, si accelera o rallenta il veicolo, in relazione alle condizioni del viaggio e al raggiungimento delle tappe intermedie, per assicurarsi di arrivare alla meta all’orario prestabilito.

Il singolo corso di formazione alla sicurezza ha un obiettivo più ampio di quello di fornire semplicemente nozioni: l’ambizione di mettere in moto un processo di rielaborazione interna al discente, che auspicabilmente dovrà sfociare in un miglioramento della sua consapevolezza dei pericoli e nel miglioramento della sua cultura della sicurezza. A questo obiettivo occorre concedere un certo tempo per potere essere raggiunto, durante il quale il lavoratore può essere esposto alle influenze negative provenienti dal proprio ambiente di lavoro che possono agire in senso contrario agli obiettivi della formazione, ma anche semplicemente abbassare il livello di priorità percepita verso il cambiamento, facendo dimenticare rapidamente le nozioni acquisite e la necessità di metterle alla prova.

Puoi leggere l’articolo Verificare l’efficacia della formazione durante il lavoro su ISL numero 4 del 2023.

Episodio 11 | Implementare i sistemi di gestione

Ho frequentato un istituto tecnico e le regole della grammatica di gran parte delle materie che ho studiato erano le norme tecniche. Sono gli anni si in cui ci si appassiona alle cose. Qualcuno impara a suonare la chitarra, qualcun altro trova la sua vocazione professionale, magari politica. Alcuni religiosa. A me e ai miei compagni di classe piacevano i motori. Conoscere le norme tecniche ci metteva in grado di compiere quella magia per cui eravamo in grado di realizzare nelle officine della nostra scuola i pezzi speciali che avremmo montato sui nostri motorini: pulegge, ingranaggi. Con l’obiettivo di andare più veloce!

Vi siete mai chiesti perché un bullone M10 realizzato, facciamo, in Brianza, riesce ad avvitarsi perfettamente con un dado M10 prodotto, per dire, a Shangai? È perché il mondo industriale ha deciso di sviluppare regole condivise per i propri prodotti. In Italia abbiamo la UNI, l’ente italiano di normazione, che nasce nel 1921 come “comitato generale per l’unificazione meccanica”, UNIM. Negli stessi anni, per i medesimi obiettivi, ad esempio negli Stati Uniti viene fondata l’ANSI, American National Standards Institute e in Germania la DIN, Deutsches Institut für Normung, istituto tedesco per la standardizzazione, per dire.

Con il tempo gli enti di normazione hanno allargato il loro lavoro dai prodotti alle organizzazioni. Sono nati i sistemi di gestione. Prima con l’obiettivo della qualità, poi con quello di supportare le aziende a proteggere l’ambiente e la sicurezza dei lavoratori.

Puoi ascoltare l’episodio 11 del podcast “Il rischio è il mio mestiere” sulle principali piattaforme di podcast.