Why Greta is right, but it’s a very hard thing to achieve?

COP26, the 26th Conference of Parties (COP) 26, the 26th of its kind held in Glasgow, UK, from 31 October to 12 November, resulted in an official agreement between the US and China and in a series of official commitments to reduce the use of methane, on the production of steel and aluminum and against deforestation. All this to achieve zero global net emissions by 2050, supporting countries affected by climate change in protecting and restoring ecosystems.

Environmentalists are disappointed, and they’re not wrong. We need more efforts to tackle global warming, but these will have a major impact on our lives. The complaints about the price increases of gas and other strategic raw materials, which we hear and utter these days, are nothing compared to what we will to go through, and no one is going to radically change their lifestyle.

This is the same in developing countries, China, India, but also Brazil, where we have just begun to glimpse the consolidated level of economic (and political) well-being that is taken for granted in Europe, no one is going to be pushed back to the situation of ten or just five years ago. A house built of concrete and bricks, with a floor that is not of clay court, electricity and running water, even if drinking water does not come out of the taps in most of the world, the first refrigerator, the first means of personal transport, these are not things that are easily renounced once they are known.

How to do? This policy of small steps, to be constantly monitored, with objectives to be reviewed on a frequent basis, is probably the only way to proceed. But it is up to the more industrialized countries to lead the path, and to work out alternatives that are feasible to developing ones. History tells us, becayse we are the ones who started to pollute, and we have neglected the consequences. It is imposed on us by the way we want to be seen and the way we want to be considered by other peoples.

Cosa hanno in comune sostenibilità e sicurezza? | HSE Manager Wolters Kluwer

L’elaborazione culturale del concetto di sostenibilità ha portato ad affermarsi un modello che individua tre pilastri: ambientale, sociale ed economico.

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Direttiva CSRD e ESHS Manager | Teknoring

Un aspetto del capitalismo finanziario si sta dimostrando un potenziale stimolo per il miglioramento della tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente. Gli investitori professionali, specialmente quelli dei mercati internazionali, sono particolarmente sensibili alla reputazione delle aziende e sembrano guardare con maggiore interesse quelle organizzazioni che si mostrano attraenti ai consumatori e alla politica, perché riescono a comunicare il loro atteggiamento positivo nei confronti di questi aspetti. La cronaca continua a riportare notizie di cattive condotte nei confronti dei lavoratori e dell’ambiente, ma è un fatto che l’opinione pubblica, specialmente nei paesi più industrializzati e quella dei gruppi di pressione internazionali, ha abbassato il livello di tolleranza per questi eventi.

Nell’aprile del 2021 la Commissione Europea ha proposto al Parlamento e al Consiglio Europeo di rivedere le modalità con le quali alle organizzazioni economiche è richiesto di rendere disponibili quelle che in passato erano definite “informazioni non finanziarie” e che, negli anni, sono diventate le comunicazioni societarie sulla sostenibilità.

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La valutazione dell’idoneità tecnico- professionale: quali obiettivi? | ISL

Il processo descritto dall’articolo 26 comma 1 lettera a) del Decreto Legislativo 81 del 2008 e, solo per i lavori che ricadono nel perimetro di applicazione del Titolo IV, i cantieri temporanei o mobili, all’Allegato XVII, è una delle questioni meno comprese di tutto il Testo Unico. La valutazione dell’idoneità tecnico professionale è il processo che l’industria ha definito per individuare il soggetto cui affidare un appalto, basandosi sui requisiti e sulle aspettative del committente. Non ha alcun senso, come troppo spesso si vede fare, che un’azienda stabilisca che il contratto di appalto debba essere concluso con un appaltatore particolare, e si affidi poi ad uno specialista della sicurezza per qualificarlo, ovvero per raccogliere faticosamente o aiutarlo a produrre i documenti che dovrebbero stabilire che è un soggetto idoneo.

Poi, l’industria italiana sta aspettando da ormai 13 anni che venga finalmente emesso il decreto che definisce il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, che doveva essere elaborato dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e proposto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La prima volta fu promesso che sarebbe avvenuto entro la primavera del 2009. Scaduto questo termine si è pensato di decidersi entro l’estate del 2014; un impegno del decreto-legge 69 del 2013, dall’ambizioso titolo Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia. Il 2014 è passato ormai da sette anni, e si vede che non era poi così urgente.

Per fortuna, gran parte del mondo industriale ha provveduto a definire processi di qualifica o di prequalifica per le aziende che vogliono accedere ai contratti di appalto. Per la maggior parte di tratta di procedimenti amministrativi che hanno come obiettivo tutelare l’investimento economico che le aziende fanno, quando assegnano contratti, e possono riguardare lo stato economico e finanziario, il possesso delle certificazioni volontarie rilevanti, o di quelle obbligatorie o altri adempimenti definiti dalla legge. A seconda dei lavori e di come sono organizzati i diversi settori industriali, la valutazione dell’idoneità tecnico professionale, desiderata ma non precisata dalla norma, può avvenire in tre momenti:

  1. durante, appunto, questo processo di prequalifica, prima quindi della definizione dei possibili contratti d’appalto;
  2. definendo a livello contrattuale i requisiti che l’appaltatore deve possedere, in relazione al possesso di capacità organizzative, disponibilità di forza lavoro, di macchine e di attrezzature;
  3. in fase di negoziazione, in relazione ad uno specifico progetto per un bene o un servizio.

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Image by Angelo Esslinger from Pixabay

Catch the wave | IOSH

Mi fa piacere condividere questo nuovo video prodotto da IOSH, il professional board britannico degli specialisti di salute e sicurezza sul lavoro.

Il motivo è semplice: la crisi pandemica e climatica stanno imponendo un cambio di passo. Non è più sufficiente parlare di salute, di sicurezza o di ambiente: occorre allargare lo sguardo e lavorare per fare in modo che le nostre organizzazioni diventino sostenibili e resilienti.

UN Climate change conference UK 2021 | HSE Manager Wolters Kluwer

Il principale obiettivo della COP26 è di spingere i paesi a presentare piani per azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050, incoraggiare i paesi colpiti dei cambiamenti climatici a proteggere e recuperare gli ecosistemi e a costruire sistemi per la segnalazione la protezione dagli eventi climatici estremi.


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Il rapporto 2021 IPCC sui cambiamenti climatici | HSE Manager Wolters Kluwer

Nel 2021 l’IPCC ha pubblicato il suo sesto rapporto di valutazione – il primo è uscito nel 1990 – uno strumento utilizzato dai governi delle organizzazioni sovranazionali per indirizzare la politica ambientale degli stati. Il rapporto scientifico vero e proprio è affiancato da una serie di strumenti per fare in modo che il messaggio possa arrivare a tutti, e non solo a coloro che sono in possesso di una particolare formazione: il pianeta è in pericolo e noi con lui.

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Il CEO del mondo, l’uomo e i tre pilastri della sostenibilità – Teknoring

Il concetto di sviluppo sostenibile viene codificato per la prima volta nel 1987 con il “Rapporto Bruntland” della Commissione mondiale sull’ambiente, dal nome di Gro Harlem Brundtland, la presidente della commissione, con il famoso enunciato “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Lo sviluppo sostenibile si basa su tre pilastri:

– ambientale, in relazione alla disponibilità e la qualità delle risorse naturali;
– sociale, in relazione alla qualità della vita, la sicurezza e i servizi per i cittadini;
– economico, in relazione all’efficienza economica e alla possibilità di produrre reddito per le imprese.

Il sito worldometers.info mette a disposizione una serie di statistiche aggiornate, relative ai principali indicatori sull’attività umana, prelevandone i dati dai vari canali di comunicazione governativi e non, molto utili per farsi un’idea sul concetto di sostenibilità e le sue conseguenze pratiche, nella vita di tutti i giorni.

Leggi l’articolo Un rapporto di sostenibilità ambientale, economico e sociale del pianeta su Teknoring.it

Una questione culturale: HSE Manager Wolters Kluwer Italia | LinkedIn

Un progetto aggiornato deve considerare, assieme alle specifiche tecniche dell’oggetto da costruire, anche i criteri da seguire per la programmazione dei lavori in sicurezza e per la sua gestione ambientale sostenibile, e chi considera questi aspetti in contrasto con l’attività di costruzione è irrimediabilmente inadeguato a gestirlo.

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