In un colpo di scena che ha lasciato il paese a bocca aperta, il sottosegretario alla salute con delega alla sicurezza sul lavoro appartenente al partito dei Fratelli di Padania, Osvaldo Al-Zabaij, nato a Brescia da genitori originari della Sultania, si è rivelato essere il vero eroe dietro il tanto acclamato Accordo Stato-Regioni sulla formazione per la sicurezza sul lavoro. Con il suo approccio incrollabile e la sua determinazione ferrea, Al-Zabaij ha guidato le negoziazioni con maestria, navigando tra le complesse dinamiche politiche e le pressioni dei vari interessi coinvolti.
È accaduto! L’attesissimo Accordo Stato-Regioni sulla formazione per la sicurezza sul lavoro è stato finalmente pubblicato e ha ricevuto un’accoglienza sorprendentemente calorosa da parte di tutti gli attori coinvolti. Sì, avete capito bene, proprio tutti! Le associazioni datoriali, i sindacati, gli organismi di vigilanza, i magistrati impegnati nella sicurezza e persino i tecnici e i professionisti, si sono uniti in un coro unanime di approvazione.
Questa epica unione nazionale è stata alimentata dalla volontà condivisa di sconfiggere gli infortuni sul lavoro e di ridurre drasticamente il numero di tragedie mortali che affliggono il nostro paese. Attualmente, non possiamo fare a meno di notare che si verificano tre o quattro infortuni mortali ogni giorno. Ma temete meno, perché l’Accordo Stato-Regioni è qui per cambiare tutto!
Le reazioni positive hanno abbondato da ogni angolo del Paese. Le associazioni datoriali hanno applaudito l’accento posto sull’innovazione e sull’efficacia nella formazione, i sindacati hanno elogiato l’attenzione dedicata alla sicurezza dei lavoratori, gli organismi di vigilanza hanno salutato le nuove procedure di controllo come un baluardo contro le negligenze, i magistrati hanno visto nell’Accordo uno strumento prezioso per perseguire i trasgressori delle norme di sicurezza, e i tecnici e i professionisti hanno gioito per le nuove opportunità di mettere in pratica la loro esperienza.
Insomma, è un trionfo per tutti! Un successo così travolgente che ci chiediamo come abbiamo fatto a vivere senza di esso fino ad ora. E chissà, forse un giorno potremo dire addio agli infortuni sul lavoro per sempre.
Il futuro dell’accordo sulla sicurezza sul lavoro resta incerto
L’Accordo Stato-Regioni sulla formazione per la sicurezza sul lavoro, atteso per il 30 giugno 2022, continua a latitare, lasciando un’ombra di incertezza sul nostro futuro. Nel frattempo, le denunce di infortunio mortale nel 2023 sono state 1.041, con un lieve calo rispetto all’anno precedente. Tuttavia, l’Italia rimane il terzo paese in Europa per infortuni mortali, con 3,39 casi ogni 100.000 lavoratori. Ad esempio, i Paesi Bassi vantano un tasso incredibilmente basso di 0,27: per ogni operaio olandese che perde la vita sul lavoro, il nostro paese ne contabilizza quasi tredici. È un bilancio di sofferenza che pesa sulle nostre coscienze e ci riempie di malinconia per il futuro che avremmo potuto avere. È una situazione che ci pone di fronte a una triste realtà: il cambiamento auspicato sembra sempre più lontano.
Il libro “Lieferkettengesetz: Guida Pratica per le Imprese Italiane nella Cornice della Legge Tedesca sulle Catene di Approvvigionamento (Quaderni del Networkaias)” rappresenta il risultato del lavoro del GTS Sostenibilità di AIAS – Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza , al quale hanno contribuito Maria Amalia Martines, Francesca Rocculi, Roberto Sammarchi e Guido Chiogna. Il volume è stato curato da Riccardo Belloni e io ho coordinato i lavori. È disponibile per l’acquisto su Amazon.
La Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz (LkSG) è una legge tedesca che richiede alle grandi aziende tedesche di considerare attentamente gli impatti ambientali e sulle persone derivanti dalle loro operazioni lungo l’intera catena di approvvigionamento, sia in Germania che nei paesi da cui ottengono le materie prime.
Le imprese soggette devono:
Definire una politica aziendale che dimostri il loro impegno a prevenire danni.
Valutare i rischi presenti nella catena di approvvigionamento per individuare eventuali problematiche.
Adottare misure correttive in caso di situazioni critiche, come cambiare fornitore o assistere il fornitore nel migliorare la situazione.
Informare il pubblico sulle azioni intraprese per ottemperare alla legge.
Questa normativa riveste particolare importanza poiché rappresenta il primo caso in Europa in cui uno Stato impone alle aziende di monitorare i diritti umani e l’ambiente lungo l’intera catena di approvvigionamento.
Recentemente, ISO ha introdotto modifiche ai suoi standard di gestione per affrontare direttamente l’impatto del cambiamento climatico sulle aziende. Questi emendamenti includono la valutazione dell’impatto del cambiamento climatico nelle operazioni aziendali e l’attenzione alle esigenze delle parti interessate in merito al cambiamento climatico. L’obiettivo di queste modifiche è promuovere una gestione più sostenibile e resiliente delle organizzazioni.
La certificazione dei sistemi di gestione sta diventando sempre più diffusa, riflettendo un crescente impegno delle organizzazioni nel migliorare le proprie pratiche aziendali. L’integrazione di queste clausole nei sistemi di gestione offre alle organizzazioni l’opportunità di sviluppare strategie più adattabili e sostenibili per affrontare le sfide del cambiamento climatico.
La digitalizzazione dell’HSE integra tecnologie avanzate come l’Internet of Things (IoT) e l’Intelligenza Artificiale (IA) per migliorare la gestione e la sicurezza nei contesti lavorativi e ambientali. Le tecnologie avanzate consentono un monitoraggio costante delle condizioni operative, l’identificazione tempestiva dei rischi e la prevenzione di potenziali incidenti attraverso l’analisi predittiva.
Gli HSE Manager devono possedere competenze digitali avanzate per integrare soluzioni digitali nei processi operativi, gestire dati ambientali e implementare tecnologie innovative, rispettando le normative vigenti. Nonostante le sfide legate all’integrazione delle nuove tecnologie e alla formazione del personale, la transizione digitale offre opportunità significative per migliorare la sicurezza e la gestione ambientale, richiedendo una gestione oculata del cambiamento e un’attenzione particolare alla sicurezza dei dati e alla formazione del personale.
La patente a punti per i cantieri temporanei e mobili sembra essere vicina a diventare realtà. Sembra perché il Governo ha reso pubblico uno «Schema di decreto-legge recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”», che però non è ancora apparso in Gazzetta Ufficiale e del quale non sono state divulgate informazioni sulla emissione.
Il provvedimento modifica l’articolo 27 – Sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, quello che aveva promesso invano un regolamento per definire il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, entro l’aprile del 2009. Ora il Ministero del lavoro e delle politiche sociali – che lo doveva proporre – e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano – che doveva dare il suo parere – vengono scavalcati, e il sistema di qualificazione è realtà. Ci sarà ancora un poco da aspettare, però.
La prima notizia è che gli obiettivi originali dell’articolo 27 sono stati ridimensionati: il sistema di qualificazione doveva essere generale – e qui invece, molto meno ambiziosamente, è relativo solo a chi opera nei cantieri edili – ed essere basato su sull’esperienza, competenza e formazione specifica, e sull’adozione di standard contrattuali e organizzativi, compresi quelli relativi agli appalti e al lavoro flessibile, conformi al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modifiche, analisi apparentemente troppo ambiziosa per essere sviluppata.
Certificare l’ovvio
La patente a punti viene emessa dalla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, e certifica l’ovvio, ovvero:
L’azienda è iscritta alla CCIAA;
Datore di lavoro (chissà quando), dirigenti, preposti e lavoratori hanno soddisfatto gli obblighi di formazione;
I lavoratori autonomi soddisfano gli obblighi del Decreto Legislativo 81/2008, senza soffermarsi in quell’esercizio inutile di definire quali;
Ha un DURC valido;
Ha un DVR, comunque sia, perché a trent’anni dalla sua istituzione, istituzioni e comunità professionali non hanno ancora trovato un accordo su come dovrebbe essere redatto, anche a causa della complessità della normativa e degli strumenti di controllo;
Ha un DURF valido.
Pensare a come saranno gestite queste informazioni fa venire i brividi: un DURC è valido tre mesi, un DURF quattro: in Italia il settore delle costruzioni vanta 520.212 imprese, escludendo specialisti non edili, come gli impiantisti, e lavoratori autonomi. Secondo il Decreto Dirigenziale n 49 del 27 luglio 2023, la dotazione organica dell’INL consiste in 7.841 addetti, di cui 2.294 ispettori civili, dei quali 240 tecnici, 942 ispettori dell’INPS, 223 ispettori dell’INAIL, 389 militari dell’Arma dei Carabinieri. Questi fanno ispezioni, ed è auspicabile che non siano distolti dalle loro operazioni per processare carte.
Secondo un semplice calcolo matematico, ogni anno tutti i funzionari dell’INL senza qualifica ispettiva, compresi i dirigenti, dovranno processare almeno 650 documenti circa, tra DURC e DURF per imprese edili, senza considerare altre specialità, lavoratori autonomi o variazioni, rinunciando alle loro attuali responsabilità. C’è da chiedersi come saranno gestiti gli aggiornamenti. Molte aziende assumono i lavoratori a tempo determinato, quanto le commesse partono. Come saranno verificati gli obblighi di formazione?
Il nuovo schema di decreto-legge lo ha già previsto: «Nelle more del rilascio della patente è comunque consentito lo svolgimento delle attività di cui al Titolo IV, salva diversa comunicazione notificata dalla competente sede dell’Ispettorato del lavoro». Se non ti diciamo niente, tu intanto lavora. Ci penseremo dopo.
Il meccanismo in sé è semplice: la patente è dotata di un punteggio iniziale di trenta crediti, che vengono detratti in conseguenza di violazioni, come quelle riportate nell’Allegato I del D.Lgs. 81/2008, ovvero quelle condizioni in cui l’ispettore deve procedere alla sospensione delle attività (10 crediti), o nell’Allegato XII, che è quell’elenco di lavori che comportano rischi particolari, come i lavori che comportano rischi di seppellimento, caduta dall’alto, esplosione da ordigni bellici, esposizione a sostanze pericolose, radiazioni ionizzanti, linee elettriche, annegamento, lavoro in pozzi, gallerie, subacquei, cassoni ad aria compressa, impiego di esplosivi e montaggio di elementi prefabbricati pesanti, che sono soggetti a norme speciali per la sicurezza dei lavoratori, ovviamente quando queste non vengono rispettate (7 crediti). Anche la violazione all’articolo 3, comma 3 e seguenti, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12 convertito dalla legge 23 aprile 2002, n. 73, una legge scritta in modo orribile riguardante il lavoro nero, è punita con la perdita di 5 crediti.
La responsabilità del datore di lavoro per un infortunio sul luogo di lavoro che causa la morte equivale a 20 crediti. Se l’infortunio provoca un’inabilità permanente assoluta o parziale al lavoro, il datore di lavoro è responsabile per 15 crediti. Per un’inabilità temporanea assoluta che richiede un’astensione dal lavoro di più di quaranta giorni, la responsabilità del datore di lavoro è di dieci crediti. Naturalmente la responsabilità dovrà essere riconosciuta da un tribunale: secondo il Ministero della Giustizia, la durata media dei processi è di tre anni per i procedimenti in primo grado, due anni per i procedimenti in appello e un anno per i procedimenti in Cassazione, per cui i punti saranno decurtati sei anni dopo i fatti, per un ricorso che arriva fino alla suprema corte. Però «nei casi infortuni da cui sia derivata la morte o un’inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, la competente sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro può sospendere, in via cautelativa, la patente fino a un massimo di dodici mesi». Fioccheranno i ricorsi al TAR.
Una volta superati i quindici crediti, le imprese non potranno più svolgere attività, salvo il completamento dei lavori in corso. Tolleranza zero virgola. Qualsiasi impresa trovata a operare senza la licenza o con meno di quindici crediti sarà multata da 6.000 a 12.000 euro; i punti potranno essere recuperati solo se il responsabile della violazione frequenterà un corso per datore di lavoro, dirigente o preposto, e trasmetterà l’attestato all’INL. Le imprese con l’attestato di qualificazione SOA di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36, non sono soggette a tali regole.
La tutela apparente
Con questo provvedimento, la politica conferma il suo tradizionale approccio verso la tutela dei lavoratori, evidenziando la caratteristica del nostro sistema normativo. L’obiettivo sembra limitarsi a trasmettere un messaggio alla base elettorale, senza considerare se le modifiche saranno veramente efficaci. La conoscenza e la disponibilità delle risorse per mettere in pratica le nuove regole sembrano essere considerate solo secondarie. Probabilmente, le imprese finiranno per mostrare in cantiere semplicemente la ricevuta di consegna dei documenti all’INL, senza che a questi sia data la capacità di elaborarli correttamente, e continueranno a operare come prima. Questo ennesimo adempimento burocratico sembra non tanto mirare a distinguere le aziende virtuose da quelle meno virtuose, quanto piuttosto a certificare ciò che è ovvio. Dopotutto, credere che esistano imprese degne di nota che non sono iscritte alla CCIAA è abbastanza ingenuo.
Quattro anni fa moriva Luana D’Orazio, la giovane madre straziata da un filatoio a Montemurlo, in provincia di Prato. Dal 3 maggio 2021 l’opinione pubblica ha mostrato un interesse costante verso gli infortuni sul lavoro, e si è iniziata finalmente a diffondere l’idea che non siano più accettabili. A partire da allora i governi che si sono succeduti hanno dato solo risposte superficiali ed inefficaci. Sarebbe ora di smetterla di usare questi argomenti per la campagna elettorale permanente che siamo costretti a subire.
L’era digitale ha radicalmente trasformato il lavoro, introducendo sia benefici che rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, con l’intelligenza artificiale e la sostenibilità che emergono come elementi chiave nella gestione dei luoghi di lavoro. Affrontare i rischi digitali richiede trasparenza, coinvolgimento dei lavoratori e formazione continua per garantire una cultura della sicurezza digitale inclusiva e equa.
L’avvento dell’era digitale ha trasformato radicalmente il panorama lavorativo, con impatti rilevanti sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, dove l’intelligenza artificiale e i robot collaborativi migliorano sia l’efficienza produttiva che la sicurezza dei lavoratori. Il rating ESG (Ambientale, Sociale e di Governance) assume un ruolo centrale nel mondo aziendale, spingendo le imprese verso la digitalizzazione e la sostenibilità per rispondere alle aspettative degli investitori e dei consumatori, migliorando così la sicurezza interna e l’impegno verso la responsabilità sociale.
Tuttavia, la dipendenza crescente da algoritmi e automazione porta a nuovi rischi per la sicurezza, con la necessità di un monitoraggio umano attivo e politiche di lavoro flessibili per gestire lo stress e l’isolamento derivanti dalla digitalizzazione. La gestione efficace dei rischi digitali richiede trasparenza, coinvolgimento dei lavoratori nelle decisioni riguardanti la tecnologia, adozione di tecnologie con controllo umano e formazione continua per migliorare l’alfabetizzazione digitale e la sicurezza sul posto di lavoro, promuovendo così una cultura della sicurezza digitale inclusiva e equa.
Lo speciale La sicurezza nei luoghi di lavoro nell’era digitale: in quale direzione andiamo? è offerto da Simpledo, a questo link.
Le UNI/PdR sono documenti emessi dall’UNI, l’organizzazione italiana per le norme tecniche, che forniscono linee guida e best practice su tematiche tecniche senza essere vincolanti; la UNI/PdR 149:2023 si concentra sulla formazione in modalità Virtual Classroom System (VCS) per la Sicurezza e Salute sul Lavoro (SSL). Il documento è suddiviso in nove capitoli che coprono introduzione, scopo, riferimenti normativi, termini e definizioni, principi, aspetti organizzativi e gestionali, caratteristiche tecnologiche, protezione dei dati personali, indicazioni operative e responsabilità.
La prassi, sembra limitata nell’affrontare completamente le sfaccettature emergenti dall’ampio utilizzo della VCS, come l’impatto sociale e psicologico dell’apprendimento a distanza e la formazione dei docenti; tuttavia, il documento potrebbe necessitare di ulteriori sviluppi per affrontare completamente le molteplici sfaccettature legate alla VCS.
Puoi leggere l’articolo Sfide e opportunità delle linee guida UNI/PdR per la formazione a distanza sul numero 12/2023 di ISL.
Scopri i trend che hanno dominato il 2023 nell’ambito della salute e sicurezza sul lavoro, attraverso l’analisi degli articoli più letti su questo sito.
Classificato al quinto posto tra gli articoli più letti del 2023, “Abolito il Testo Unico sulla Sicurezza!” racconta di un colpo di scena del 1 aprile che ha visto il sottosegretario al lavoro, Felipe Jesus Catenacci, annunciare la cancellazione del Decreto Legislativo 81 del 2008. Il sottosegretario (inesistente) sostiene che questa riforma semplificherà gli oneri per le imprese senza compromettere la sicurezza dei lavoratori, generando reazioni divergenti: le associazioni imprenditoriali applaudono l’atto di coraggio, mentre i sindacati denunciano il pericolo per la vita e la salute dei lavoratori, annunciando una mobilitazione generale.
Al quarto posto tra gli articoli più letti nel 2023 si trova “Cultura della sicurezza e consapevolezza“, pubblicato su ISL numero 5/2021. L’articolo affronta l’importanza della cultura della sicurezza emersa da approfondite indagini su grandi incidenti lavorativi. Definendo la cultura della sicurezza come un patrimonio di sensibilità, competenze e capacità tecniche, si concentra sulla protezione dei lavoratori, la valutazione dei rischi e la padronanza delle soluzioni tecniche per controllare i pericoli, sottolineando la diversità di questi elementi in ambiti profondamente distanti dell’esperienza umana.
Al terzo posto tra gli articoli più letti nel 2023 su ISL numero 6/2021 si trova “L’uomo che cercava gli errori: i modelli di James T. Reason“. Reason, autore del modello del formaggio svizzero, usa una metafora in cui i processi sono rappresentati come fette di formaggio con buchi che simboleggiano errori umani o guasti. L’incidente è latente finché i buchi non si sovrappongono, sottolineando l’importanza della ridondanza nei sistemi di sicurezza. Reason integra la sua tassonomia con il concetto di difesa profonda di John Wreathall, strutturando il modello delle cause di incidente in cinque elementi, tra cui l’organizzazione, le precondizioni e le difese umane, tecniche e organizzative.
Al secondo posto tra gli articoli più letti del 2023 spicca “Quando chiedere le idoneità alla mansione nei lavori in appalto?“, un contributo originale di questo sito. L’articolo esamina la pratica di richiedere certificati di idoneità alla mansione per i lavoratori in appalto, mettendo in evidenza la mancanza di chiarezza tra le aziende in merito. Si evidenzia il rischio legale associato a questa prassi come precauzione per garantire l’idoneità dei lavoratori appaltatori. Il testo si addentra anche nel contesto normativo del GDPR, sottolineando la necessità di trattare con cautela i dati sanitari dei lavoratori. L’autore suggerisce che la raccolta di certificati potrebbe risultare inutile e propone un’alternativa più intelligente: utilizzare le informazioni aggregate sui dati sanitari e di rischio dei lavoratori prodotte annualmente dal Medico competente aziendale. Infine, l’articolo promuove l’adozione di approcci più efficaci nella gestione del rischio, nel rispetto delle tutele già presenti nel sistema di prevenzione.
L’articolo più letto di questo sito nel 2023, confermando il successo del 2022, è “Quando si aggiorna il Piano di sicurezza e coordinamento?” originariamente pubblicato su LinkedIn nel 2019. Esamina la questione dell’aggiornamento del Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) alla luce di una recente sentenza della Corte di Cassazione, delineando la distinzione tra “aggiornare” e “adeguare” il PSC, esplorando le circostanze in cui modifiche al piano sono necessarie. Si enfatizza l’importanza di motivare le modifiche in base a criticità effettive, affrontando le sfide legate alle interferenze lavorative e proponendo misure di sicurezza adeguate per gestire i ritardi. Si incoraggia il CSE a essere proattivo nel gestire inefficienze dell’appaltatore e a non accettare riduzioni delle tutele di sicurezza senza una giustificazione documentata. Infine, si sottolinea il ruolo cruciale del professionista nel superare cliché e nel promuovere, spiegare e diffondere buone pratiche.
Grazie a tutti i lettori per la fiducia accordata nel corso di quest’anno! È stato un piacere condividere informazioni e riflessioni con voi. Vi auguro un sereno finale d’anno e i migliori auguri per il 2024. Continuiamo a esplorare, imparare e condividere! A presto! 🌟
La formazione, gestita da enti accreditati, si concentrerà su strumenti per migliorare l’efficienza e la sicurezza lavorativa, salute e prevenzione, e l’uso di realtà virtuale e aumentata. I corsi affronteranno temi come comunicazione nei cantieri multietnici, impatti della mancata prevenzione e uso di alcol e droghe, contribuendo così agli obiettivi del PNRR.
La collaborazione tra associazioni datoriali e grandi imprese è cruciale per affrontare il deficit culturale nell’operatività e nella formazione, promuovendo la sicurezza sul lavoro e sostenendo gli obiettivi economici del Paese attraverso il PNRR. La riduzione degli infortuni sul lavoro è un elemento strategico per il benessere sociale ed economico, in sintonia con le priorità e gli investimenti delineati nel PNRR.
Puoi leggere l’articolo INAIL e Regioni: cultura della sicurezza sul lavoro per il successo del PNRR sul numero 11/2023 di Igiene & Sicurezza del Lavoro.